DA UNO STUDIO AMERICANO

I neuroni fanno micro-pisolini a cervello sveglio: la scoperta

Identificati brevissimi "blackout" nei topi grazie a elettrodi impiantati in dieci regioni cerebrali, ma la stessa cosa potrebbe succedere anche nel nostro organo 

18 Lug 2024 - 17:20
 © -afp

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Il confine tra veglia e sonno nel cervello potrebbe essere più sfumato del previsto: singoli neuroni possono "indulgere" in micro-pisolini della durata di pochi millisecondi anche quando il resto dell'organo è sveglio, un comportamento finora passato inosservato. La scoperta si deve a uno studio pubblicato sulla rivista Nature Neuroscience. 

Le osservazioni del cervello dei topi

 I ricercatori dell'Università della California a Santa Cruz e dalla Washington University a Saint Louis negli Stati Uniti hanno osservato il cervello dei topi grazie a elettrodi impiantati in dieci regioni diverse, scoprendo microscopici sfarfallii nell’attività dei neuroni della durata di soli 10-100 millisecondi, e la stessa cosa potrebbe avvenire nel cervello umano. È noto che alcuni animali, come delfini, foche e uccelli, possono far riposare metà del loro cervello lasciando attiva l'altra metà, a volte dormendo letteralmente con un occhio aperto per non farsi prendere alla sprovvista dai predatori.

Anche gli esseri umani possono mostrare per brevi periodi schemi di sonno asimmetrici, ma in maniera molto meno marcata. Partendo da queste osservazioni, i ricercatori hanno studiato nove topi, per cercare di capire se la distinzione tra veglia e sonno fosse più labile di quanto ipotizzato finora. Analizzando i dati raccolti con un metodo basato sull'Intelligenza artificiale, gli autori dello studio sono riusciti a identificare i micro-sonnellini dei neuroni, e hanno anche osservato che questi brevissimi "blackout" coincidevano con quelle frazioni di secondo in cui gli animali smettevano di muoversi.

"Abbiamo potuto osservare i singoli istanti in cui questi neuroni si riattivavano ed era abbastanza chiaro che stessero passando a uno stato diverso da quello in cui si trovavano subito prima", commenta Aidan Schneider della Washington University. 

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