GIOIA NEL DRAMMA

Clownterapia in ospedale, al via la campagna "La magia di un sorriso"

La testimonial Rossella Brescia: "Mettere il nasino rosso rende felice anche te"

18 Set 2014 - 10:32
 © ufficio-stampa

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Cappello sbilenco, naso rosso e scarpe fuori misura, i pagliacci di corsia portano un po' di gioia ai bimbi negli ospedali. La fondazione che vent'anni fa ha portato la clownterapia in Italia,Dottor Sorriso Onlus, si occupa di 18mila pazienti all'anno. Fino al 27 settembre, grazie alla campagna La magia di un sorriso, è possibile sostenerla con un sms al 45595. In questo modo si può aiutare a garantire per un anno la presenza di due artisti professionisti in otto reparti pediatrici a lunga degenza e in due istituti di riabilitazione per bambini con disabilità intellettive e motorie.

Clownterapia in ospedale, al via la campagna "La magia di un sorriso"

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Testimonial della campagna è Rossella Brescia che dice a Tgcom24: "Questi dottori speciali dovrebbero essere presenti in tutti i reparti pediatrici perché i piccoli pazienti hanno il diritto di essere felici".

Rossella, cosa ti ha spinta a partecipare a quest'iniziativa?
"I bambini. Veder soffrire un bambino è insopportabile. E' importante portare un segno di felicità anche in momenti drammatici".

Come hai conosciuto questo mondo?
"Nella mia trasmissione radiofonica ("Tutti pazzi per Rds") lavora un comico che ha iniziato facendo clownterapia."

Partecipi attivamente?
"No, presto solo il mio volto, è necessaria una preparazione per diventare un clown nelle corsie. Anche se sono un pagliaccio di natura, non è un mestiere che si improvvisa. Comunque, mi è capitato di visitare degli ospedali, qualche giorno fa sono stata al reparto oncoematologico di Padova. Sono rimasta impressionata da questi angioletti che ti osservano con quegli occhioni..."

Cosa diresti a chi è indeciso?
"E' necessaria l'attitudine e la preparazione ma l'esperienza riempie di gioia ed energia positiva anche lo stesso clown. Mettere il nasino rosso rende felice anche te".

Durante le tue visite negli ospedali c'è un caso che ti ha colpita in particolare?
"C'è chi ha vissuto in ospedale per quattro anni, da quando ne aveva quattordici e inizia ad avere consapevolezza della propria malattia. Quasi adulto, si rende conto che deve combattere il male con tutte le sue forze. Poi una ragazzina, ballerina come me, con la leucemia e appena reduce da un intervento".

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