I risultati sono stati presentati durante una conferenza negli Usa: la molecola può ritardare del 34% la progressione della malattia nel suo stadio iniziale
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Un nuovo farmaco in grado di rallentare del 34% lo sviluppo del morbo di Alzheimer quando è ancora nel suo stadio iniziale. E' il risultato di uno studio che potrebbe rivoluzionare il trattamento di questa malattia grazie alla sua capacità di "mantenere vive" le cellule del cervello. Gli esiti dei primi test sono stati presentati a Washington in occasione della Conferenza internazionale della Alzheimer's Association.
Una molecola efficace - I risultati sono stati accolti con "cauto ottimismo", in attesa di una nuova fase di sperimentazione che si svolgerà il prossimo anno e che dovrebbe portare ad una conferma definitiva dell'efficacia del farmaco. Le terapie attualmente disponibili, infatti, agiscono sui sintomi della demenza, aiutando le cellule cerebrali morenti a recuperare la loro funzionalità. La nuova molecola, detta solanezumab, attacca invece le proteine "deviate" che si formano nel cervello colpito da Alzheimer.
Lo studio - Una prima sperimentazione della molecola condotta nel 2012 venne registrata sostanzialmente come un fallimento. In seguito i ricercatori hanno però raccolto elementi che indicavano la possibile efficacia del farmaco su pazienti allo stadio iniziale della malattia. Da qui la decisione di prolungare la sperimentazione, che ha portato ai risultati positivi presentati a Washington. È stato dimostrato che i pazienti che hanno assunto il farmaco più a lungo hanno avuto i maggiori benefici.
Verso una cura definitiva - La ricerca per contrastare lo sviluppo dell'Alzheimer ha di recente segnato altre importati conquiste: dalla scoperta della causa scatenante alla messa a punto di ultrasuoni in grado di ripristinare la memoria, passando per terapie basate sull'alimentazione. "Se questi risultati saranno replicati - ha commentato Eric Karran, direttore dell'Alzheimer's Research UK - verrà compiuto un grandissimo passo avanti nella ricerca sull'Alzheimer e per la prima volta la comunità medica potrà dire di essere in grado di rallentare la malattia".