La ricerca getta nuove basi per lo sviluppo di terapie per alcune forme di cecità ai colori, come il daltonismo
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Un gruppo di ricercatori della Johns Hopkins University, negli Stati Uniti, ha dato vita alla prima retina umana coltivata in laboratorio. Lo studio ha permesso di comprendere come si sviluppano le cellule che consentono di vedere a colori e getta le basi allo sviluppo di terapie per alcune forme di cecità ai colori, come il daltonismo. Finora erano state ottenute retine di topo, che però non hanno la vista a colori come l'uomo.
A partire da cellule staminali - Le retine umane in provetta sono state realizzate a partire da cellule staminali pluripotenti indotte, ossia unità adulte che vengono fatte tornare "bambine" grazie a un mix di geni. Queste cellule sono state indotte poi a svilupparsi e sono state la base per coltivare in provetta il tessuto completo che ha impiegato 300 giorni per diventare una retina a tutti gli effetti.
Colori e luce - Durante lo sviluppo dell'organo, i ricercatori hanno osservato nel dettaglio come si sviluppano le cellule che ci permettono di vedere i colori, ossia i tre tipi di fotorecettori a cono che rispondono a diverse lunghezze d'onda della luce in base ai loro pigmenti.
Prima il blu, poi il rosso e il verde - Quando queste cellule si sviluppano in modo anomalo si possono infatti sviluppare forme di cecità ai colori. E' stato scoperto che le cellule che permettono di vedere il colore blu sono quelle che si formano per prime, seguite da quelle che permettono di vedere il rosso e il verde.
La chiave dello sviluppo dei fotorecettori è un ormone prodotto dalla tiroide, le cui concentrazioni non sono però controllate dalla tiroide, che ovviamente non è nella provetta, ma interamente dal tessuto stesso.