Il nuovo metodo riesce a distinguere tra forme maligne e benigne del tumore
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Un nuovo test del sangue si è dimostrato più accurato del tradizionale test del PSA per misurare il rischio di cancro alla prostata. La nuova procedura potrebbe ridurre di oltre il 40% le biopsie perché riesce, da solo senza necessità di altri esami invasivi, a distinguere tra forme maligne e benigne del tumore. Il test, chiamato IsoPSA, è stato sviluppato presso la clinica in collaborazione con la Cleveland Diagnostics.
Il test identifica cambiamenti della struttura molecolare dell'antigene prostatico (il PSA appunto) e quindi non si limita semplicemente a misurare la concentrazione del PSA nel sangue come fa il test oggi in uso.
IsoPSA va a vedere la concentrazione delle diverse "forme" (isoforme in termini tecnici) della molecola PSA e in questo modo può con attendibilità discriminare cambiamenti strutturali della proteina associati alla presenza o assenza di cancro (il problema del test tradizionale è proprio che non sempre a valori alterati di PSA corrisponde un cancro). Inoltre distingue i tumori benigni da quelli maligni di grado elevato.
Utilizzandolo si potrebbero ridurre i casi di eccesso diagnostico e terapeutico per tumori erroneamente diagnosticati e trattanti in quanto benigni.