STOP ALLE DEMONIZZAZIONI

Dall'anoressia si guarisce grazie al supporto della famiglia

Gli esperti dicono basta alla demonizzazione del focolaio domestico e puntano sui parenti per aiutare il recupero del paziente. Se ne parlerà in un convegno che si terrà il 20 e il 21 giugno

16 Giu 2014 - 17:26
 © -afp

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La famiglia come supporto nella cura dell'anoressia. Non più additata come colpevole dei disturbi alimentari dei figli. E' questo uno degli aspetti emersi per presentare il convegno internazionale "Il ruolo della famiglia nel trattamento dei disturbi alimentari" che si svolgerà alla Residenza "Sole" di Misano Adriatico (Rimini) venerdì 20 e sabato 21 giugno 2014 e il progetto del Centro di ecologia della mente e dell'alimentazione.

Alti tassi di guarigione insieme alla famiglia - Mauro Mariotti, consulente scientifico del Centro di ecologia della mente e dell'alimentazione, nell'evidenziare come i disturbi alimentari siano in continua crescita nella popolazione, soprattutto in età infantile, ha sottolineato i notevoli risultati dell'approccio al problema utilizzato nel mondo anglosassone, seguendo l'esperienza degli studiosi Daniel Le Grange e James Lock oltre che di Nora Bateson, direttore del Centro di ecologia della mente di Stoccolma.

Nei centri in cui viene applicato questo metodo si registrano percentuali di guarigione che vanno dal 55 al 95 per cento dei pazienti in cinque anni. Il metodo si avvale del supporto della famiglia, non più vista come "avversario" del paziente, ma come volano per la guarigione, di disturbi alimentari e soprattutto di anoressia si può quindi guarire. Dalle prossime settimane la Residenza "Sole" utilizzerà questo metodo, debitamente adattato alla realtà italiana, per i pazienti tra i 3 e i 18 anni.

Soluzione articolata per un problema complesso - Nora Bateson ha sottolineato la complessità dei problemi legati ai disturbi alimentari: "Il cibo ha tanti significati forti: la relazione con la famiglia, l'immagine di sè, le proprie aspettative di vita, la cultura, la comunicazione, oltre alla questione strettamente nutrizionale. Serve dunque un approccio ugualmente articolato che vada a indagare e intervenire su tutti questi aspetti".

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