Gli studi sono stati presentati all'European Cancer Congress. Tra questi: la chemio in gravidanza non danneggia il feto e l'Italia dà il via libera ai test di una nuova molecola contro il cancro al polmone
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Dal 25 al 29 settembre si è tenuto a Vienna l'edizione 2015 dell'European Cancer Congress (Ecc), l'evento biennale che raduna i maggiori esperti di oncologia da tutto il mondo. L'obiettivo dichiarato è la lotta alle più svariate forme di tumore attraverso l'ideazione e il miglioramento delle terapie. Tra gli studi presentati spiccano la scoperta, ad esempio, che la chemioterapia in gravidanza non danneggia il feto e il via libera dell'Italia alla sperimentazione di un nanofarmaco in grado di tenere sotto controllo il cancro al polmone.
Chemio in gravidanza - Una nuova ricerca pubblicata sul New England journal of medicine dona nuove speranze alle donne incinta colpite da tumori maligni: l'uso della chemioterapia negli ultimi due trimestri di gravidanza non danneggerebbe i feti. La drammatica scelta prospettata sinora a molte donne in gravidanza, tra l'abortire o tentare un parto prematuro in caso di tumore, non sarebbe quindi l'unica strada percorribile. Infatti sia lo sviluppo cognitivo che le funzioni cardiovascolari dei piccoli non hanno subito danni a tre anni di età nonostante le madri si fossero sottoposte a chemio durante la gestazione.
Un nanofarmaco contro il cancro al polmone - Contro il tumore al polmone tipico dei fumatori, quello definito "squamoso", arriva un nuovo nanofarmaco (nab-paclitaxel) capace di ridurre la massa tumorale nel 41% dei pazienti. A rivelarlo è uno studio internazionale denominato Abound, avviato con il coinvolgimento di 300 pazienti. La sperimentazione della molecola sarà guidata dall'Italia con l'obiettivo di tenere sotto controllo il cancro. Il nanofarmaco ha già dimostrato di far regredire il tumore del polmone nel doppio dei pazienti rispetto al trattamento standard e potrebbe rappresentare una svolta anche come terapia di mantenimento, successiva alla chemioterapia iniziale.
Tumore al rene: +27% sopravvivenza con l'immunoterapia - "Risvegliare" il sistema immunitario spingendolo a combattere il cancro, il principio base dell'immunoncologia, per la prima volta si sta dimostrando efficace anche contro il tumore del rene. Somministrando infatti ai pazienti il principio attivo nivolumab - già efficace nei casi di melanoma e cancro al polmone - si è registrato un aumento del 27% della sopravvivenza nella fase avanzata della malattia, quando le possibilità di trattamento sono limitate. Il risultato arriva dallo studio internazionale CheckMate-025, pubblicato sulla rivista New England journal of medicine.
Più "sopravvissuti", ma la minaccia rimane letale - La sopravvivenza per tumore in Europa, a 5 anni dalla diagnosi, aumenta costantemente, ma rimangono differenze tra i paesi, mentre l'Italia si colloca nella media UE. Lo rivela il programma di ricerca Eurocare 5, coordinato dall'Istituto superiore di sanità (Iss) e dalla Fondazione Ircss Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Nonostante i progressi, però, ogni anno in Europa circa seimila bambini e ragazzi muoiono a causa del cancro e due terzi dei sopravvissuti soffrono di effetti collaterali legati ai trattamenti. I dati sono forniti dalla Società europea di oncologia pediatrica (Siope) che, in occasione del congresso, ha presentato un "Piano oncologico strategico europeo per i bambini e adolescenti" lanciando anche la proposta di istituire il "Passaporto della sopravvivenza".