Per il 72,5% dei malati, la nostra società sottovaluta questa patologia. Alti i costi legati a essa, pari a 61,9 miliardi di euro l'anno
I dolori articolari ci accompagnano spesso durante l'inverno, ma si comincia a combatterli nei mesi estivi © Istockphoto
Sono 9,8 milioni, circa due maggiorenni su dieci, gli italiani che soffrono di dolore cronico di intensità moderata o severa, ma per la maggior parte dei malati (il 72,5%) esso è decisamente sottovalutato nella nostra società. Di questa patologia, in particolare, è affetto il 14,7% dei giovani, il 21,1% degli adulti e il 20,9% degli anziani. Alti i costi sociali legati al dolore cronico: essi ammontano a 61,9 miliardi di euro l'anno. È quanto emerge da un rapporto del Censis in collaborazione con l'azienda farmaceutica Grunenthal.
Secondo il rapporto, i costi sociali del dolore cronico sono stimati in 6.304 euro in media all'anno per paziente. Essi comprendono le spese a carico dei malati, il costo delle prestazioni sanitarie a carico del Servizio sanitario nazionale, la mancata produttività dei pazienti, i servizi di assistenza di cui necessitano e il care informale.
Le spese private afferenti alla gestione e alla cura della patologia pesano "molto" o "abbastanza" sul bilancio familiare per il 66,5% dei malati, e "molto" (11,1%) o "abbastanza" (56,7%) negativamente sulla vita quotidiana e sul proprio benessere.
Secondo il rapporto, per il 92,8% dei malati il dolore cronico di intensità moderata o severa condiziona le proprie attività quotidiane e solo il 7,2% ci convive senza rilevanti effetti negativi. I principali vincoli nella vita quotidiana di chi soffre di dolore cronico sono: le difficoltà nel sollevare oggetti (per il 60,2% dei malati), fare ginnastica o altro esercizio fisico (59,3%), dormire (50,5%), passeggiare (49%), svolgere le faccende domestiche (48,5%), partecipare alle attività sociali e ricreative (36,8%), guidare l'automobile (23,6%), gestire le relazioni con i familiari e con gli amici (23,2%), il desiderio e le relazioni sessuali (22,7%), le ordinarie attività quotidiane come lavarsi e vestirsi (22,6%) e l'alimentazione (18,6%).
Ulteriori effetti negativi sulla condizione psico-fisica dei malati sono: il 48,8% avverte apatia, perdita di forze, debolezza, il 38,2% tende facilmente alla commozione, il 37% vive stati di ansia e di depressione, il 30,8% soffre di vertigini. Perciò al 38,2% capita di dover ricorrere a forme di supporto da parte di familiari, amici o volontari.
Dal rapporto emerge che per il 40,6% delle persone, l'insorgenza della patologia ha avuto conseguenze negative sul proprio lavoro. Il 35,4% ha dovuto mettersi in malattia, il 30,8% ha dovuto chiedere permessi per recarsi dal medico e per effettuare le terapie, il 27,7% ha dovuto assentarsi spesso dal lavoro, il 25% ha ridotto il rendimento e il 13,3% ha dovuto cambiare mansioni. L'11,1% dei malati ha dovuto addirittura smettere di lavorare a causa del dolore cronico.
Il Censis rileva che il 62,1% dei malati, riesce a tenere il dolore sotto controllo grazie a farmaci, terapie e trattamenti. Tuttavia, il 56,5% delle persone ritiene che nessuno capisca veramente la sofferenza causata da questa patologia e il 46,7% si sente solo con il proprio dolore. Il 36,4% ha la sensazione che persino il proprio medico sottovaluti la patologia. Per l'81,7% il dolore dovrebbe essere riconosciuto come una patologia a sé stante. Per l'86,2%, infine, è fondamentale istituire, nell'ambito del Servizio sanitario nazionale, uno specialista di riferimento per il dolore cronico o un servizio specificamente dedicato.