studio dell'Università della California

Il "risveglio" del cromosoma X: svelato il motivo per cui le donne invecchiano più lentamente degli uomini

La scoperta potrebbe spianare la strada a futuri trattamenti contro l'invecchiamento cerebrale e il declino cognitivo che spesso si manifesta con l'avanzare dell'età

10 Mar 2025 - 12:20
 © Science Advances

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Le donne invecchiano più lentamente e sono più longeve rispetto agli uomini. Il motivo? Tutto dipenderebbe dal cromosoma X. Ogni cellula del corpo femminile possiede due copie dell'X, di cui una "spenta", ma in età avanzata la copia silenziata può "risvegliarsi", specialmente in aree del cervello chiave per la memoria e l'apprendimento. Lo dimostra lo studio dell'Università della California a San Francisco pubblicato su Science Advances, che ha osservato il fenomeno sia nei topi sia nell'uomo. La scoperta potrebbe spianare la strada a futuri trattamenti contro l'invecchiamento cerebrale e il declino cognitivo che spesso si manifesta con l'avanzare dell'età.

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Il cervello delle donne appare più giovane

 "Durante il normale processo di invecchiamento, il cervello delle donne appare più giovane e presenta meno deficit cognitivi rispetto agli uomini", commenta Dena Dubal, che ha coordinato i ricercatori. "Questi risultati dimostrano che il cromosoma X silenziato nelle femmine in realtà si risveglia più avanti nel corso della vita - continua Dubal - contribuendo probabilmente a rallentare il declino cognitivo".

Alcuni geni presenti sull'X dormiente possono riattivarsi

 Il cromosoma X ospita circa il 5% del genoma umano. La disattivazione di una delle due copie ereditate è un normale processo biologico, che entra in gioco per evitare un'eccessiva produzione di quelle proteine le cui istruzioni sono contenute nel cromosoma. Con l'avanzare dell'età, tuttavia, alcuni geni presenti sull'X dormiente possono riattivarsi.

Dai topi agli uomini, la ricerca sulle cellule dell'ippocampo

 Per indagare questo meccanismo, i ricercatori sono partiti dai topi: esaminando 40mila cellule dell'ippocampo, una regione del cervello fortemente coinvolta nell'apprendimento, nella memoria e nell'elaborazione delle emozioni, hanno scoperto che tra il 3% e il 7% dei geni che dovrebbero essere spenti sono stati invece riattivati. Il risultato è stato poi confermato anche negli esseri umani: in questo caso, è coinvolto soprattutto il gene chiamato PLP1, che guida la produzione di una proteina coinvolta nella formazione dei rivestimenti che circondano i neuroni e consentono loro di inviare messaggi in modo più efficiente.

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