I risultati di un sondaggio di Società italiana di pediatria, polizia di Stato e Skuola.net sugli effetti della pandemia su stili di vita e benessere psico-fisico dei minori italiani
© Web
Bambini e adolescenti, durante la pandemia di coronavirus, si sono ritrovati sempre più connessi ma al tempo stesso sempre più isolati. E' il risultato di un sondaggio di Società italiana di pediatria, polizia di Stato e Skuola.net che analizza gli effetti della pandemia su stili di vita e benessere psico-fisico di bambini e adolescenti. Secondo lo studio, più del 50% di bambini e ragazzi passa più di 8 ore al giorno davanti a uno schermo.
Il sondaggio ha coinvolto un campione di 10mila studenti - di cui 6.500 ragazzi tra 15 e 18 anni e 3.500 tra 9 e 14 anni - costituito per il 65% da ragazze e per il 35% da ragazzi, rappresentativo di tutto il territorio nazionale. Ed è emerso anche che durante la pandemia emozioni negative sono state registrate nell'80% di bambini e adolescenti.
Inoltre, ben il 54% del campione dichiara di usare i media device per più di tre ore al giorno, oltre al tempo trascorso in Dad (il 50% nella fascia 9-14 anni, il 57% in quella 15-18 anni). Nel 2019, questa percentuale era pari al 41% ma, a ben vedere l'aumento ha riguardato soprattutto i giovanissimi, ossia i 9-14enni. Passa, infatti, dal 32 al 50% - dunque da una proporzione di 1 su 3 a un rapporto di 1 su 2 - la quota di bambini e preadolescenti che trascorre sui device più di tre ore al giorno oltre alle attività scolastiche.
Se a queste ore si sommano quelle impegnate in Dad, circa 5 al giorno, è facile "tirare le somme": un intervistato su 2 passa almeno 8 ore al giorno davanti a un dispositivo.
Al di fuori della didattica, i dispositivi vengono usati prevalentemente per comunicare con gli amici (36%), usare i social (24%), guardare video o film (21%), giocare ai videogame (11%), solo marginalmente per fare ricerche (8%).
Il 25% degli intervistati dichiara di sentirsi più isolato e avverte la mancanza di una relazione in presenza, il 24% si sente più stressato, il 18% più triste, il 14% dichiara di aver paura per i propri familiari e per il proprio futuro, appena il 6% afferma che i rapporti interpersonali sono migliorati grazie alla tecnologia.
Soltanto il 13% dichiara di non aver sperimentato nessuna delle emozioni appena elencate. E mentre i più grandicelli (15-18 anni) si sentono maggiormente stressati (27% contro 18%) e preoccupati (15% contro 11%), i più piccoli (9-14 anni) si sentono un po' più isolati (28% contro 24%).
Alla domanda "durante questi mesi cosa hai fatto di più?" il 37% risponde di aver visto più serie tv, il 13% di aver giocato in rete con gli amici, il 12% ha giocato ai videogiochi da solo, soltanto l'11% ha letto più libri, solo il 12% ha parlato di più con la sua famiglia e appena il 3% dichiara di aver giocato più del solito a giochi di società con la famiglia.
"L'avvento della pandemia - afferma Nunzia Ciardi, direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni - ha di fatto bruciato le tappe di una progressione della diffusione dell'uso delle nuove tecnologie in fasce di età sempre più precoci: per riempire i lunghissimi pomeriggi chiusi in casa, per compensare la mancanza di contatti con coetanei e familiari, moltissimi bambini hanno acquisito, in pochi mesi, una dimestichezza maggiore all'uso di tablet e smartphone, in un'età in cui si è particolarmente vulnerabili ai rischi della Rete".
"I bambini - conclude Ciardi - che si muovono sui social network rivelano la loro spiccata fragilità per inesperienza, per immaturità cognitiva ed emotiva e sono, inevitabilmente, molto esposti a tutti i reati di aggressione online".