Malgrado costino dal 20 al 50% in meno e siano efficaci ugualmente, gli italiani non si fidano e spendono inutilmente di più
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"Per favore non mi dia il generico". E' la frase che i farmacisti sentono spessissimo dire dai loro clienti, ancora "innamorati" del prodotto originale, "griffato". Agli italiani continuano a piacere quelli, anche se i generici costano dal 20 al 50% in meno e sono efficaci ugualmente. La Fondazione Gimbe, integrando i dati del rapporto 2019, certifica questa diffidenza, tutta italiana.
Grazie al rapporto Osmed dell' Agenzia italiana del farmaco, si evince che nel 2018, riporta il Messaggero, degli 1,608 miliardi di euro sborsati per il ticket sui farmaci solo il 30% è relativo alla quota fissa per ricetta (8 euro pro capite), mentre il rimanente 70%, ovvero 1,126 milioni (18,6 euro pro capite) è imputabile alla scarsa diffusione dei no brand. Non stupisce quindi che, secondo l'Ocse, Italia è al penultimo posto su 27 Paesi.
Nel report della Fondazione Gimbe si calcola inoltre che la spesa per il ticket dei farmaci è aumentata del 12 per cento rispetto al 2014. Non perché è aumentato il quantitativo di medicine acquistate, ma perché c'è la tendenza ad acquistare quelle di marca anziché i più economici generici. "Spicca - sottolinea il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta - l'ostinata e ingiustificata resistenza ai farmaci equivalenti nelle Regioni del Centro-Sud nelle quali si rileva una spesa per i farmaci di marca più elevata della media nazionale".
La regione dove si spende di più pur di avere un farmaco griffato è il Lazio, dove si calcola una spesa per quelli di marca superiore di 24,7 euro pro capite all' anno. Seguono la Sicilia con 24,2 euro pro capite annuo, la Calabria con 23,6, euro e la Campania con 23 euro.