Il dispositivo indossabile rileva la presenza di cellule tumorali nel sangue e sarebbe in grado di "distruggerebbe" utilizzando radiofrequenze e infrarossi
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Da Google arriva un dispositivo che potrebbe essere utilizzato nella lotta contro il cancro. Si tratta di Nanoparticle phoresis, un bracciale che secondo il gigante del Web sarebbe in grado di rilevare la presenza di cellule tumorali all'interno del sangue e di "distruggerle o modificarle". Il brevetto, depositato presso la World Intellectual Property Organization (Wipo), descrive un dispositivo indossabile che utilizza energia sotto forma di radiofrequenze, campi magnetici, impulsi acustici, infrarossi o anche di segnali luminosi visibili.
Caccia alle cellule dannose - Oltre ad avere una funzionalità prettamente diagnostica, che "avvisa" l'utente del pericolo in modo che possa provvedere con cure tradizionali, il device potrebbe essere utilizzato concretamente nella lotta al cancro. Il tutto grazie alla sua capacità di "dirigere l'energia nella subsuperficie vascolare dell'indossatore dell'accessorio", andando a colpire enzimi, ormoni e altre molecole dannose per l'organismo. Un meccanismo che potrebbe risultare efficace anche per patologie neurodegenerative come il morbo di Parkinson, andando a colpire le proteine che ne sono la causa e rallentando di conseguenza lo sviluppo della malattia.
Lontano dal mercato - Il bracciale anti-cancro non è la prima "incursione" di Google nell'ambito della ricerca medica, come testimoniano il progetto biotecnologico Calico e lo studio per le lenti a contatto contro il diabete. Il Nanoparticle phoresis sarebbe inoltre in grado di raccogliere informazioni riguardo "pressione sanguigna, battito cardiaco, temperatura della pelle e altri parametri". Se posto sopra il polso, infatti, "si troverebbe a 2-4 mm dal punto intermedio di un'arteria, una vena o un capillare". Un progetto tanto affascinante quanto lontano dal mercato: la sua messa in commercio, nelle migliore delle ipotesi, non avverrà prima dei prossimi cinque anni.