La ricerca della Rome Business School rileva come i nuovi software affiancherebbero i medici facendogli risparmiare tempo e avvicinandoli di più al rapporto col paziente
© Italy Photo Press
L'intelligenza artificiale è una tecnologia all'avanguardia ed efficiente che se sfruttata a dovere nell'ambito sanitario potrebbe potenzialmente ridurne i costi. In Italia si parla di una potenziale diminuzione annua del 10-15%, l'equivalente di circa 21,74 miliardi di euro.
Il dato emerge dalla ricerca "L'impatto dell'Intelligenza Artificiale in Italia dalla finanza alla sanità" della Rome Business School. Tra i curatori Valentino Megale, docente dell'International MBA; Francesco Baldi, docente dell'International Master in Finance, Massimiliano Parco, economista, Centro Europa Ricerche e Valerio Mancini, direttore del Centro di Ricerca Divulgativo di Rome Business School.
Si stima che in Italia l'incontro tra l'Ia e il sistema sanitario abbia un risultato sul mercato del valore di 3,19 miliardi di euro entro il 2030. Questi dati vanno anche letti in una chiave secondo cui siamo di fronte a un invecchiamento importante della popolazione nel nostro Paese: l'Istat ha calcolato che entro il 2050 più di 3 italiani su 10 avranno oltre 65 anni.
L'Ia è una tecnologia che in ambito medico permette diverse funzionalità: può essere applicata a dispositivi medici intelligenti, sistemi di monitoraggio remoto e robotica assistenziale. L'Ia affianca gli operatori sanitari e si riscontra anche un'assistenza personalizzata e tempestiva. Le macchine intelligenti possono, in potenziale, riuscire ad automatizzare il 36% delle attività che si svolgono in ambito sanitario e sociale. Questo tipo di intelligenza affianca il personale medico, ma non lo sostituisce. "Integrare l'IA nel sistema sanitario darebbe sollievo ai lavoratori del settore, sempre più carichi e a rischio di burn out, e ai pazienti che affronterebbero tempi d'attesa minori, mantenendo un servizio accurato e personalizzato, sempre sotto la guida del medico", sottolinea Valentino Megale, tra gli autori della ricerca.
Proprio per questi scopi si è stimato che l'Ia nel settore sanitario italiano ed europeo sta crescendo sempre di più: nel 2023 il suo valore globale era di circa 208 miliardi di dollari e si stima che nel 2030 arrivi a 1.848 miliardi.
Le aziende farmaceutiche partecipano a collaborazioni internazionali con le Big Tech e con aziende specializzate in piattaforme di Ia per la sanità. Il mercato dell'intelligenza artificiale in ambito sanitario è infatti raddoppiato negli ultimi due anni. Queste società collaborano anche in una prospettiva di innovazione aperta (open innovation) con start-up locali.
L'integrazione con sistemi di intelligenza artificiale permette di analizzare i dati in tempo reale, trovando le anomalie. In questo modo sia agli utenti che i medici vengono avvisati tempestivamente.
Secondo l'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), l'Ia aiuterebbe gli operatori sanitari a concentrarsi maggiormente sull'interazione col paziente, migliorando così il tempo di qualità delle cure piuttosto che la trascrizione di appunti e lavori amministrativi.
In media un medico spende 23 delle sue 40 ore settimanali nella burocrazia. L'Ia invece potrebbe essere una svolta anche dal punto di vista burocratico aiutando medici e infermieri ad archiviare le pratiche più velocemente. "L'Ia permette per esempio di ridurre le lacune, minimizzare le comunicazioni via telefono e consente di aprire potenzialmente più slot per appuntamenti", spiega Massimiliano Parco, economista del Centro Europa Ricerche. "Ne risulta un migliore accesso dei pazienti alle cure e una massiccia riduzione del lavoro di programmazione che sovraccarica il personale d`ufficio", conclude Parco.
L'Ia va oltre gli usi di ufficio, infatti all'Ospedale Universitario Sant'Andrea di Roma si utilizza un software che permette ai medici di identificare le fratture che all'occhio umano potrebbero sfuggire. Va ribadito che l'intelligenza artificiale è usata a supporto del medico e non al suo posto, tanto che l'operatore sanitario farà una seconda verifica dopo il risultato espresso dalla macchina intelligente. L'Ia dimezza anche i tempi nelle letture degli esami come le risonanze magnetiche e delle tac cui immagini vengono acquisite con il 60% in meno delle radiazioni.
A oggi l'utilizzo dell'Ia nel settore sanitario è ancora limitato. Al momento riguarda solo poche Asl e piccole aree di sperimentazione. Nel 2023 solo il 26% delle aziende sanitarie italiane aveva programmato di investire in questo tipo di tecnologia. Il 4% aveva intenzione di usare i fondi del Pnrr a questo scopo. Per Valerio Mancini, l'approccio all’introduzione dell'Ia nei sistemi sanitari e più in generale nei vari settori lavorativi deve cercare di mettere al centro la figura dell'essere umano "incoraggiando al tempo stesso l'adozione e l'arricchimento delle competenze".
Sono diverse le società a cui interesserebbe interagire con l'intelligenza artificiale. I dati Istat 2023 rivelano che poco meno della metà delle aziende italiane (47%) usa l'Ia nei processi produttivi. Ciò accade soprattutto nel Nord-est della nostra penisola. Il 33% usa questa tecnologia all'avanguardia nei processi di vendita e marketing (aumentando di 9 punti percentuali rispetto al 2021) sia nelle regioni del Nord-est che del Mezzogiorno. E ancora il 23% in sicurezza e IT, il 21% in ricerca e sviluppo; e meno del 20% la utilizza nei processi di logistica, gestione finanziaria e amministrazione aziendale.
Sul finire dello scorso anno, il 75% delle imprese nel campo della ristorazione hanno impiegato l'Ia per estrapolare, rielaborare e analizzare dati.
Poco meno della metà delle società usa i software intelligenti nell'editoria e nell'informatica. Al contrario, l'Ia viene sfruttata maggiormente nell'analisi di big data, attraverso l`apprendimento automatico. In Italia si riscontra questo dato nell'ICT con più del 60% dell'aggregato del settore. Il 52% delle attività manifatturiere usa l'Ia dell'aggregato del settore.