DALLE 3 ALLE 5 TAZZE AL GIORNO

Il caffè aiuta la memoria: cinque al giorno possono prevenire l'Alzheimer

Uno studio pubblicato dall'Institute for Scientific Information on Coffee (Isic) rivela che la caffeina riduce del 20% rischio di contrarre la patologia

27 Nov 2014 - 13:19
 © ufficio-stampa

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Bere dalle tre alle cinque tazze di caffè al giorno comporta una riduzione fino al 20% del rischio di ammalarsi di Alzheimer. Lo riporta uno studio pubblicato dall'Institute for Scientific Information on Coffee (Isic). Il merito andrebbe attribuito da un lato alla caffeina, che previene la formazione delle placche amiloidi nel cervello, e dall'altro ai polifenoli, che aiutano a ridurre l'infiammazione.

A confermare questi risultati è anche una ricerca condotta da un team di scienziati della Johns Hopkins University coordinato dal dott. Michael Yassa e pubblicata su Nature. Secondo le analisi, la caffeina avrebbe un effetto positivo sulla memoria a lungo termine, riuscendo a rinforzare i ricordi anche a distanza di 24 ore dal consumo. Il dott. Yassa spiega: "l'effetto di potenziamento della memoria era già noto. Noi abbiamo documentato per la prima volta uno specifico effetto sulla riduzione dell'"oblio" a oltre 24 ore di distanza".

Durante i test, alcuni volontari hanno assunto 200 mg di caffeina. I ricercatori hanno osservato che la sostanza riusciva a "fissare" la memoria e a contrastare l'accumulo nel cervello e nei vasi sanguigni della proteina beta amiloide, responsabile della formazione delle placche amiloidi che incidono in maniera decisiva nell'insorgere dell'Alzheimer.

Un gruppo di ricercatori della University of South Florida ha poi somministrato la caffeina a topi da laboratorio, riscontrando un calo ematico e cerebrale significativo della proteina beta amiloide. L'esperimento, suddiviso in due distinti studi coordinati dal dott.Huntington Potter, valuta l'incidenza preventiva della caffeina sull'Alzheimer al netto di altri fattori come la dieta, l'attività fisica e lo stile di vita. Questo è stato possibile modificando geneticamente i topi da laboratorio, in maniera da renderli soggetti a perdite di memoria simili a quelle riscontrabili nell'Alzheimer, e osservando poi come la caffeina interagiva col loro organismo. I roditori mostravano deficit mnemonici a 18-19 mesi, corrispondenti ai 70 anni nell'uomo.

In futuro si potrebbero testare anche sull'uomo le virtù anti-Alzheimer della caffeina: il National Research Council della National Academy of Sciences ritiene che questa sostanza non dovrebbe essere nociva se assunta in queste quantità moderate. Considerando, ovviamente, le dovute eccezioni come le donne incinte e gli ipertesi, per i quali caffè, tè e affini vanno assunti con parsimonia.

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