Uno studio americano condotto su 943 persone residenti in zone metropolitane dimostra che le polveri sottili aumentano il rischio di ictus silenziosi
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L'esposizione a lungo termine all'inquinamento atmosferico "invecchia" il cervello e aumenta il rischio di ictus "silenziosi" che il paziente scambia per banali mal di testa. E' quanto afferma uno studio condotto dal Beath Israel Deaconess Medical Center di Boston, negli Usa, che ha preso in esame un campione di 943 persone residenti in zone metropolitane. La diminuzione del volume cerebrale dovuta allo smog, in particolare, comporta una perdita di neuroni pari a quella legata all'invecchiamento di un anno.
Lo studio - Gli scienziati spiegano che ogni incremento di pochi microgrammi dell'inalazione di polveri sottili (Pm 2,5) si traduce in un anno di "anzianità" in più. I soggetti più a rischio sono gli anziani, anche quelli che godono di ottima salute. I 943 adulti sani esaminati nel corso dello studio avevano un'età minima di 60 anni e vivevano nel New England, la regione di Boston. Dopo aver misurato le dimensioni del cervello dei soggetti tramite risonanza magnetica, i ricercatori hanno confrontato i risultati con i livelli di smog misurati attorno alle loro abitazioni.
Salute cerebrale a rischio - Dai test è emerso che un aumento di 2 microgrammi per metro cubo nella media delle polveri sottili è associato a una diminuzione dello 0,32% del volume cerebrale: vale a dire più o meno la stessa perdita di neuroni che si vede con un invecchiamento di un anno. I soggetti nelle zone più inquinate hanno anche mostrato un rischio maggiore del 46% di sviluppare i cosiddetti "ictus silenziosi", che non danno sintomi immediati ma sono associati a fenomeni di demenza. "Ancora non è chiaro cosa possa legare le polveri e le dimensioni del cervello - scrivono gli autori - ma è probabile che l'effetto sia dovuto all'infiammazione causata dallo smog".
Il costo dello smog in Europa - Ogni anno l'inquinamento atmosferico causa in Europa circa 600mila morti e centinaia di migliaia di malati, che costano 1.600 miliardi di dollari (pari a 1463 miliardi di euro). Lo afferma un report dell'ufficio europeo dell'Oms, secondo cui per l'Italia questo "peso", dovuto soprattutto a malattie cardiovascolari e tumori, è pari al 5% del Pil.