Sono oltre 700mila le vittime registrate ogni anno. Tra le specie più pericolose figurano zanzare, mosche e zecche
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Oltre l'80% della popolazione mondiale rischia di contrarre un'infezione dagli insetti. Tra le specie più pericolose figurano zanzare, mosche e zecche, che possono trasmettere patologie quali malaria, filariasi linfatica, leishmania, malattia di Chagas, di Lyme ed encefalite. E' l'allarme lanciato dall'Oms, che ha deciso di inserire tra le sue priorità il controllo degli insetti con un Piano di risposta globale e una lista di obiettivi da raggiungere entro il 2030.
Più di 700mila vittime ogni anno - Secondo gli esperti, il 40% della popolazione mondiale rischia di contrarre anche due o più malattie contemporaneamente. I principali insetti vettori di malattie uccidono ogni anno più di 700mila persone e le popolazioni più a rischio sono quelle che vivono in povertà nelle aree tropicali e subtropicali. La rapida urbanizzazione senza controllo, l'aumento di viaggi e commerci internazionali, la modifica dell'agricoltura e i cambiamenti ambientali hanno incrementato la diffusione di questi insetti, mettendo a rischio sempre più persone.
Maggiore controllo degli insetti - L'obiettivo dell'Oms è quello di riallineare i programmi di controllo degli insetti nei vari Paesi, con l'aiuto dei progressi tecnici raggiunti negli anni, dei sistemi di sorveglianza rinforzati e di un maggiore coinvolgimento della comunità. "Stiamo assistendo ad una ricomparsa sempre più marcata di malattie emergenti e riemergenti, che il mondo non è preparato ad affrontare", ha affermato Margaret Chan, direttore uscente dell'Oms.
La diffusione di Zika, la ricomparsa della dengue e la minaccia emergente della chikungunya "sono il risultato di politiche di controllo deboli delle zanzare dagli Anni Settanta ad oggi. Gli sforzi e i fondi spesi per il controllo degli insetti si sono ridotti parecchio", ha osservato Chan. Il piano dell'Organizzazione mondiale della sanità intende ridurre la mortalità per le malattie da insetto del 75% e l'incidenza del 60% entro il 2030, per prevenire epidemie in tutti i Paesi a rischio.