il tipo più comune nell'infanzia

Meningite, al via campagna contro la "B"

I bimbi protagonisti degli spot per prevenire con il vaccino questa infezione che colpisce soprattutto i più piccoli

27 Nov 2019 - 14:11

Che vita sarebbe senza la "B"?, si chiede la campagna nazionale d'informazione sui rischi della meningite B, volta a sensibilizzare sui rischi dell'infezione che colpisce soprattutto i più piccoli e sui benefici del vaccino. L'iniziativa, sostenuta da Gsk e realizzata con l'autorizzazione del ministero della Salute, vede protagonisti proprio i bimbi sopravvissuti alla meningite in scene di vita quotidiana felice che potrebbero essere interrotte dalla malattia. L’obiettivo è ricordare quanto previsto dal Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale: "La vaccinazione contro il meningococco B rappresenta una necessità epidemiologica, ma anche etica e comunicativa, non eludibile”.

Meningite, al via campagna contro la "B"

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© Ufficio stampa
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La campagna "Missing B" - Così come una parola senza la "B" può far perdere il suo significato, anche se i bimbi sono vaccinati contro la meningite può venire a mancare la protezione contro il tipo di più comune nell'infanzia, la B, appunto. Non vaccinare, dunque, in modo specifico contro la B sarebbe una dimenticanza che potrebbe esporre il bambino a conseguenze molto gravi.

E' questo il messaggio alla base della campagna "Missing B" su tv, quotidiani, web e social network. L'iniziativa coinvolge i bambini e spiega loro come sarebbe la loro vita se non ci fosse la lettera B. Sparirebbero persino i loro nomi, come Sa(b)rina, Isa(b)ella e Ro(b)erto, i protagonisti della serie, ripresi durante le loro scene felici nelle cose di tutti i giorni.

I numeri - Un'indagine Cawi su un campione di 1.007 genitori con figli fino a 15 anni, con diversi livelli di scolarità e rappresentativo della popolazione italiana, ha rilevato che tre mamme e papà su 4 ritengono che la meningite sia un problema grave e che almeno uno su 2 si dice molto preoccupato del rischio per il proprio figlio. A porre sul tavolo il problema dell'infezione da meningococco B sono soprattutto la tv (78% del totale), seguita dai medici (68%), amici e conoscenti (53%). Quando però i genitori si muovono per ottenere informazioni specifiche il referente primo è il pediatra, seguito dal medico di medicina generale e dall'informazione online.

In un'altra ricerca condotta all'inizio del 2019 su 3.600 genitori di bambini tra i 2 e i 10 mesi in diversi Paesi, Italia compresa, è emerso, poi, che una persona su 2 non conosce lo stato vaccinale del figlio nei confronti del meningococco e che il 60% dei soggetti non è informato sul fatto che esistono differenti sierotipi dei batteri. Due su 3 non sanno che i bambini vaccinati nei confronti di specifici tipi di meningococco potrebbero non risultare protetti dalla meningite.

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