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Presso i Laboratori del Teatro alla Scala di Milano si è celebrato l'anniversario di una vera eccellenza della sanità lombarda e italiana
di Sergio Bolzoni© Tgcom24
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Basta entrare e aspettare due minuti nell'atrio dell'Unità spinale unipolare dell'Ospedale Niguarda di Milano e si capisce subito che si è varcata la soglia di un posto diverso. E' un luogo in cui si curano persone con problemi gravi, con lesione midollare sia in età pediatrica che adulta, tetraplegie e paraplegie conseguenti a traumi, neuro urologia, spina bifida e altro ancora. Lì dovrebbe predominare il dolore, che c'è e tanto, ma invece si vedono soprattutto sorrisi: sorridono i pazienti e sorride il personale sanitario. L'Unità spinale ha festeggiato i 20 anni di attività e grazie ai finanziamenti assicurati da Regione Lombardia dovrebbe ingrandirsi per poter assicurare i suoi servizi a sempre più persone per lungo tempo ancora.
Qui ci si prende cura della persona a tutto tondo: cura, riabilitazione e reinserimento sociale, anche grazie ad alcune associazioni che collaborano attivamente. Alla cerimonia si è capito subito che non si tratta un mero slogan di marketing: è bastato osservare quanta parte del pubblico presente fosse composto da ex pazienti con i loro familiari, tutti testimoni grati di essere stati presi in cura lì. Chiacchierando con loro si capisce immediatamente quanto importante, oltre alla qualità delle cure ricevute (siamo in presenza di una vera eccellenza della Sanità pubblica) sia stata per loro l'attenzione al reinserimento sociale, quanto questa parte venga spesso sottovalutata e invece divenga fondamentale per il recupero della persona ad una vita piena, compiuta, anche se contraddistinta da una menomazione.
Trattandosi di una cerimonia sono intervenute molte personalità, tra le quali non ha fatto mancare un saluto il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana. Ma gli interventi centrali sono stati quelli della "fondatrice" dell'Unità spinale Tiziana Redaelli che ha raccontato come la prima idea di creare un centro di eccellenza che si occupasse a tutto tondo dei pazienti con queste patologie risalisse addirittura al 1993, e quello dell'attuale direttore, il dott. Michele Spinelli, il quale si è curato poco dell'auto celebrazione per parlare invece tanto dei pazienti, rammaricandosi innanzitutto di non aver potuto curare una trentina di persone all'anno ("non si sa dove altro possono andare") e di avere file lunghissime d'attesa per i pazienti di neuro urologia, "nonostante i circa 300 interventi all'anno".
E allora lo sguardo al futuro, all'ampliamento dell'Unità spinale unipolare, serve per ricordare in modo chiaro a tutti i presenti che un Ospedale non è un condominio per cui basta semplicemente costruire dei muri per essere abitato: "Un progetto come questo - dice Spinelli - prevede tre variabili: i soldi e sembra che li abbiamo trovati, il tempo e per un progetto bello lo si trova e la cultura, che significa trovare operatori adeguati, che però non è una cosa che si mette in piedi in cinque minuti nel momento in cui abbiamo dei reparti a così alta specializzazione e così alta intensità".
Celebrazione sì, ma grande attenzione al presente e soprattutto al futuro: per curare sempre più persone in difficoltà, per tornare ad avere sempre più sorrisi.