La terapia genica per pazienti con mutazione dei geni SOD1 e C9orf72 sta diventando realtà
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Ipotizzare una terapia personalizzata per correggere specificamente la genetica dei pazienti affetti da alcune varianti di Sclerosi Laterale Amiotrofica (Sla) è possibile. Per diretta interazione di Vincenzo Silani, dell'Istituto Auxologico Italiano, Centro "Dino Ferrari" e dell'Università degli Studidi Milano, e di Hiroshi Mitsumoto, della Columbia University di New York, infatti, dopo la recente riunione di 140 specialisti mondiali, arriva un'analisi in 112 capitoli inerenti le linee guida per la gestione della malattia. Un documento destinato a segnare un nuovo traguardo della comunità neurologica: la terapia genica per pazienti con mutazione dei geni SOD1 e C9orf72 sta diventando realtà.
"Il lavoro pubblicato su Neurology - afferma Silani, che risulta tragli autori, - segna un importante passo in avanti perché conclude l’analisi di 112 lineeguida e ne approfondisce 15, che sono state considerate di particolare impatto per il disegno dei trial clinici nella Sla. Il momento storico è favorevole alla terapia della Sla, perché, anche grazie alla scoperta di oltre 30 geni patogenetici della malattia a cui abbiamo attivamente partecipato, è oggi possibile ipotizzare una terapia personalizzata a correggere specificamente la genetica dei pazienti affetti: la terapia genica per pazienti con mutazione dei geni SOD1 e C9orf72 sta infatti diventando realtà".
"Inoltre, nuove molecole utili alla terapia sono continuamente suggerite dalle scoperte biologiche relative alla malattia - continua Silani, - che risulta anche tra le più studiate nell'ambito delle malattie neurodegenerative. In questa prospettiva, la revisione di alcuni presupposti utili a impostare i futuri trial terapeutici era largamente attesa dopo il 1998. Ad esempio: qual è il ruolo della ricerca pre-clinica 1 nel suggerire la validità terapeutica di una molecola e l’impiego nell’uomo? Quali sono i modelli biologici che dobbiamo considerare per raggiungere l’evidenza di efficacia terapeutica, prima di trattare il paziente? Altrettanto critica è la domanda se tutti i pazienti debbano essere trattati indistintamente con le nuove molecole o se debbano essere, al contrario, pre-selezionati in base a biomarcatori indicativi dipotenziale efficacia. Ovviamente sono critiche le misure di outcome clinico e la scelta dei biomarcatori di malattia, modificabili dopo il trattamento".
"Le diverse fasi dei trial clinici – conclude Silani – devono essere accuratamente valutate e il concetto dell’analisi di efficacia di una molecola nel mondo reale risulta sempre più di rilievo per giudicare l’efficacia di un intervento terapeutico, indipendentemente dal risultato del trial clinico controllato".