CIRCA 1,8 MILIARDI DI PERSONE

Oms: un adulto su tre a rischio malattie perché non fa attività fisica

Tra il 2010 e il 2022 l'inattività fisica negli adulti è cresciuta del 5%. La raccomandazione di praticare sport almeno 150 minuti ogni settimana

26 Giu 2024 - 07:57
 © Ufficio stampa

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Quasi il 31% degli adulti di tutto il mondo, circa 1,8 miliardi di persone, potrebbe contrarre malattie per non aver rispettato i livelli di attività fisica raccomandati entro il 2022. Lo ha reso noto l'Organizzazione Mondiale della Sanità, commentando i dati di un nuovo rapporto pubblicato sulla rivista specializzata The Lancet Global Health. Dalla ricerca emerge anche un aumento dell'inattività fisica degli adulti di circa cinque punti percentuali tra il 2010 e il 2022.

La raccomandazione: almeno 150 minuti di attività alla settimana

 Con questa tendenza, i livelli di inattività potrebbero raggiungere il 35% entro il 2030, restando ben lontani dall'obiettivo globale di ridurla entro il 2030. L'inattività fisica espone gli adulti a un rischio maggiore di malattie cardiovascolari come infarto e ictus, diabete di tipo 2, demenza e tumori come il cancro al seno e al colon. L'Oms ha quindi raccomandato agli adulti di praticare 150 minuti di attività fisica di intensità moderata o 75 minuti di attività fisica di intensità vigorosa, o equivalente, alla settimana.

"Invertire questa tendenza preoccupante"

 Il direttore generale dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha sottolineato che "questi nuovi risultati evidenziano un'opportunità mancata di ridurre il cancro, le malattie cardiache e migliorare il benessere mentale". Pertanto, ha osservato, "i nostri impegni per aumentare i livelli di attività fisica devono essere rinnovati e le misure coraggiose, tra cui il rafforzamento delle politiche e l'aumento dei finanziamenti, devono essere prioritarie per invertire questa tendenza preoccupante".

Le aree del mondo più sedentarie

 I tassi più alti di inattività fisica sono stati osservati nella regione Asia-Pacifico ad alto reddito (48%) e nell'Asia meridionale (45%), mentre i livelli di inattività nelle altre regioni vanno dal 28% nei Paesi occidentali ad alto reddito al 14% in Oceania.  

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