Secondo uno studio pubblicato su "European Heart Journal Cardiovascular Imaging", alcuni over 60 potrebbero rischiare infarto e ictus a causa di problemi - che non sanno neppure di avere - alle valvole cardiache
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La cardiopatia valvolare aumenta il rischio di infarto, ictus e mortalità. Se le valvole non si chiudono bene o si restringono causano infatti problemi al regolare flusso sanguigno. Secondo uno studio pubblicato su European Heart Journal Cardiovascular Imaging quasi un over 60 su tre ha restringimento o insufficienza di almeno una valvola e i rischi per la salute crescono ancora di più dai 75 anni. Debolezza, fiato corto, dolore al torace, palpitazioni, vertigini e caviglie, gambe e piedi gonfi sono alcuni sintomi che possono aiutare a riconoscere il problema a una valvola cardiaca, ma non sempre le persone riescono a cogliere i segni e a scoprire il disturbo.
La ricerca è stata coordinata da Vassilios Vassiliou dell’Università dell’East Anglia e da Michael Frenneaux, del Royal Brompton Hospital, che fa parte del Guy's and St Thomas' NHS Foundation Trust e dell'Imperial College di Londra. Rappresenta il più grande studio prospettico su una comunità per valutare la prevalenza di disturbi alle valvole in individui asintomatici di età pari o superiore a 60 anni. I soggetti sani che sono stati coinvolti, 4237 in tutto, sono stati sottoposti a un questionario sanitario, un esame clinico e un'ecocardiografia transtoracica, tra il 2007 e il 2016, nel Regno Unito. Lo studio ha dimostrato che la malattia valvolare è presente in una percentuale significativa di persone altrimenti considerate sane: il 28,2% dei pazienti.
Durante lo studio, i casi clinicamente più significativi hanno riguardato solo il 2,4% delle persone, con uno su 42 degli over 60 che ha riscontrato problemi moderati o gravi. Diversamente, dai 75 anni i rischi salgono a un caso di disturbi su 15. Più una persona è anziana, dunque, maggiore è il rischio di avere un problema significativo alla valvola, soggetta a deterioramento con l'avanzare dell'età. Per questo lo studio ipotizza uno screening mirato, sottolineando che entro il 2050 la popolazione sopra i 60 anni raddoppierà e quella sopra gli 80 triplicherà. Con l'aumento dell'aspettativa di vita è probabile che i disturbi diventino ancora più diffusi in futuro.
I disturbi più comuni sono il rigurgito della valvola tricuspide (13,8%), di quella mitralica (12,8%) e l'aortica (8,3%). Lo studio ha osservato soprattutto "una incompleta apertura (stenosi valvolare) che si traduce in una restrizione del flusso sanguigno e la chiusura insufficiente, ossia un rigurgito che può portare il sangue a rifluire nella direzione sbagliata”, ha illustrato Michael Frenneaux, specialista dell’Imperial College e tra i firmatari della ricerca. “Questi problemi possono mettere a dura prova il cuore e farlo lavorare di più. Nel corso del tempo, può aumentare il rischio di infarto, ictus e altre patologie cardiache”, ha aggiunto. Con l’avanzare dell’età, sintomi come fiato corto, stanchezza, dolore al torace, debolezza o vertigini, caviglie e piedi gonfi e palpitazioni possono essere mascherati da una ridotta attività fisica e da una mobilità ridotta. Per questo, spiegano i ricercatori, bisogna fare maggiore attenzione nella vecchiaia.
“Se le persone sviluppano nuovi sintomi o segni che potrebbero indicare una malattia cardiaca ne devono discutere con il proprio medico”, concludono gli studiosi. I dati raccolti possono gettare le basi per ulteriori studi epidemiologici e per sfruttare in futuro il potenziale ruolo dello screening ecocardiografico nella popolazione anziana. In caso di disturbi è importante non perdere tempo e farli trattare tempestivamente. Basta una semplice visita per rintracciare il tipico soffio che può svelare una malattia cardiaca. Molte di queste patologie valvolari oggi possono essere risolte anche senza operazioni cardiochirurgiche, ma con interventi transcatetere, molto meno invasivi.