Grande quanto una moneta, è composto da un generatore di impulsi ed elettrodi collegati al cuore. Quando rileva anomalie, invia segnali elettrici per stimolare il muscolo cardiaco, assicurando un ritmo stabile
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Il pacemaker è un dispositivo medico elettrico impiantato per correggere aritmie cardiache, garantendo un battito regolare. Grande quanto una moneta, è composto da un generatore di impulsi ed elettrodi collegati al cuore. Viene posto sottopelle nei pazienti affetti da bradicardia, cioè con un ritmo del cuore troppo lento. Quando rileva anomalie, invia segnali elettrici per stimolare il muscolo cardiaco, assicurando un ritmo stabile.
Inserito sotto la pelle, solitamente vicino alla clavicola, il pacemaker monitora costantemente il cuore. Grazie a sensori avanzati, regola il ritmo solo quando necessario, adattandosi alle esigenze del paziente. I moderni dispositivi sono programmabili e possono trasmettere dati al medico, permettendo un controllo remoto. La batteria dura in media 7-10 anni, dopo di che va sostituita con un intervento minore.
L'impianto, considerato di routine nelle cardiologie, avviene solitamente in anestesia locale e dura circa un'ora. Il paziente resta in ospedale per 1-2 giorni, salvo complicazioni. L'incisione è minima, e il recupero post-operatorio è rapido. Si consiglia di evitare sforzi intensi per 4-6 settimane e di seguire controlli regolari per verificare il funzionamento del dispositivo.
Per gli anziani, l'impianto del pacemaker avviene solitamente in anestesia locale, con sedazione leggera per ridurre lo stress, e dura anche in questo caso circa un'ora. La procedura è sicura anche per pazienti sopra gli 80 anni, ma richiede un'attenta valutazione pre-operatoria per condizioni come fragilità o comorbilità. Il ricovero è di 2-3 giorni, più lungo rispetto ai pazienti più giovani, per monitorare la risposta cardiaca e prevenire complicanze. L'incisione è minima, ma la cicatrizzazione può essere più lenta rispetto a un soggetto più giovane.
Dopo l'impianto, la maggior parte dei pazienti in età adulta tornano a una vita normale entro poche settimane. Negli anziani dipende dalla salute generale, ma entro 1-2 mesi molti riprendono le attività quotidiane, come camminare o svolgere compiti leggeri. Il pacemaker non limita le attività quotidiane, ma richiede alcune precauzioni, come evitare campi magnetici forti. I benefici sono immediati: riduzione di sintomi come stanchezza, vertigini o svenimenti, e un miglioramento generale della salute cardiovascolare. Con il pacemaker, il cuore batte al ritmo giusto, regalando serenità e longevità.
Le patologie normalmente collegate a questo tipo di intervento, ha spiegato Pasquale Perrone Filardi, presidente della Società italiana di cardiologia, sono legate "a un rallentamento severo dei battiti cardiaci che non dovrebbero scendere sotto i 55 al minuto. Queste brachicardia possono realizzarsi per un invecchiamento del sistema elettrico del cuore o legate ad altre patologie come la fibrillazione atriale. E' l'intervento in cardiologia più frequente e nelle persone dopo i 70 anni e la ripresa è immediata. Bastano solo pochi giorni di degenza perché il dispositivo si ancori bene ai tessuti cardiaci". In Italia sui eseguono 50 mila impianti di pacemaker l'anno e l'età media dei pazienti è di 81 anni.
A differenze del pacemaker, il defibrillatore sottocutaneo è progettato per prevenire arresti cardiaci. Monitora il cuore e, in caso di aritmie rapide e letali (tachicardia ventricolare o fibrillazione), eroga una scarica elettrica per ripristinare il ritmo normale. Non richiede elettrodi nel cuore, ma è posizionato sotto la pelle del torace. La batteria dura circa 5-7 anni. È indicato per pazienti a rischio di morte improvvisa.