Secondo alcuni ricercatori cinesi, l'aumento è dovuto soprattutto all'invecchiamento della popolazione. L'Asia sarà il continente in cui si ammaleranno più persone, soprattutto over 80.
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Entro il 2050 il Parkinson colpirà 25,2 milioni di persone in tutto il mondo: un aumento del 112% rispetto al 2021, ovvero più che doppio, in gran parte a causa dell'invecchiamento della popolazione. Lo suggerisce uno studio pubblicato sulla rivista British Medical Journal e condotto nel dipartimento di neurologia del Tiantan Hospital di Pechino, in Cina.
Il Parkinson è la malattia neurologica con il numero totale di casi e la disabilità in più rapida crescita. I ricercatori hanno utilizzato i dati del Global Burden of Disease Study 2021 per stimare la prevalenza della malattia di Parkinson in 195 Paesi e territori dal 2022 al 2050.
È emerso che entro il 2050, vi sarà un aumento dei casi in tutte le regioni considerate, in particolare nei Paesi moderatamente sviluppati. I ricercatori prevedono che l'invecchiamento della popolazione sarà il principale motore (pesa per l'89% dei nuovi casi) di questo aumento, seguito dalla crescita demografica. Stimano che la prevalenza della malattia di Parkinson per tutte le età raggiungerà 267 casi per 100.000 nel 2050 (243 per le donne e 295 per gli uomini), con un aumento del 76% rispetto al 2021. Si prevede che il maggior numero di casi si registrerà in Asia orientale (10,9 milioni), seguita dall'Asia meridionale (6,8 milioni), il minor numero di casi in Oceania, Australia e Nuova Zelanda. L'aumento più pronunciato dei casi sarà nell'Africa sub-sahariana occidentale (+292%, ovvero quasi 4 volte maggiore), mentre gli aumenti minori (+28%) sono previsti nell'Europa centrale e orientale, a causa della crescita demografica negativa. Si prevede che le persone di età superiore agli 80 anni avranno la prevalenza più alta (2087 casi per 100.000) nel 2050, mentre il divario di casi tra uomini e donne è destinato ad aumentare a livello globale da 1,46 nel 2021 a 1,64 nel 2050. Infine, i ricercatori stimano che l'aumento dell'attività fisica potrebbe ridurre il numero futuro di casi di Parkinson.
"È urgente che la ricerca futura si concentri sullo sviluppo di nuovi farmaci, tecniche di ingegneria genetica e terapie di sostituzione cellulare volte a modificare il decorso della malattia e a migliorare la qualità di vita dei pazienti", concludono.
La malattia o morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale. Questa patologia è principalmente correlata alla degenerazione di cellule nervose situate in una zona profonda del cervello (substantia nigra) che producono dopamina (neurotrasmettitore) responsabile dell'attivazione di circuiti che controllano i movimenti e l'equilibrio. Il Parkinson è contraddistinto dalla comparsa di sintomi motori, come tremore a riposo, lentezza e diminuzione dei movimenti, rigidità e associati a instabilità della postura e/o dell'andatura.