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Pressione alta, il medico consiglia ... come comportarsi in montagna?

A Tgom24 la consulenza del prof. Alberto Margonato, Responsabile dell’Unità Operativa di Cardiologia Clinica all’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e Professore ordinario di Cardiologia all’Università Vita-Salute San Raffaele

02 Nov 2023 - 08:13
 © Ufficio stampa

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La pressione alta è un disturbo molto diffuso. Si può andare in montagna se se ne soffre? Quali comportamenti adottare? A cosa prestare attenzione? Ecco tutto quello che c'è da sapere.

Ipertesi e cardiopatici possono avere effetti sfavorevoli quando raggiungono determinate altitudini e praticano attività ad alta quota, legati prevalentemente all’aumento di pressione che si verifica nei pazienti che soffrono di questi disturbi. Per questo, detto che tutti possono andare in montagna, è sempre bene controllare la pressione e, per chi soffre di cuore, mettere in pratica alcuni fondamentali accorgimenti in più: non salire oltre il consentito, adottare piccole regole comportamentali come mangiare bene e stare al caldo, effettuare tutti i controlli medici necessari pre-partenza e monitorare il proprio stato durante la permanenza in montagna. Il prof. Alberto Margonato, Responsabile dell’Unità Operativa di Cardiologia Clinica all’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e Professore ordinario di Cardiologia all’Università Vita-Salute San Raffaele, ci spiega come.

Professore, innanzitutto, chi è iperteso può andare in montagna?

La risposta è: dipende. È bene, infatti, ricordare che già a 1.200/1.500 metri sopra al livello del mare la concentrazione di ossigeno tende a diminuire: per questo, sopra queste altitudini e ancora di più oltre i 2.000 metri, si assiste ad un aumento della pressione. Chi ha la pressione alta in montagna deve prestare più attenzione rispetto agli altri e valutare con il medico, oltre che controlli ed esami mirati, un piccolo aumento della terapia antipertensiva. C’è anche da aggiungere un discorso relativo alle temperature: il freddo è nemico di chi soffre di cuore poiché costringe le arterie e le coronarie, aumentando la pressione e favorendo episodi ischemici, soprattutto in chi ne è predisposto. È per questo che, d’estate, con le temperature più miti, questo effetto è meno importante.

Pressione in montagna: come comportarsi?

Per tutti coloro che “soffrono di cuore”, ossia i pazienti cardiopatici, è indicato un controllo medico prima della partenza per le altitudini, oltre che il monitoraggio a domicilio, regolare e quotidiano, della propria pressione, perché in montagna potrebbe salire oltre i valori soglia. Attenzione anche ai pazienti normotesi, che non hanno disturbi cardiaci: alcuni possono essere ‘a rischio’, per familiarità ed altre condizioni. In questo caso, è bene che tengano monitorati i propri valori pressori, perché potrebbero trovare la propria pressione più alta rispetto a quella che registrano in città.

Quali sono i valori normali della pressione e come rilevarli?

La pressione del sangue deve rimanere entro un range di valori prestabiliti, per assicurare ossigeno e nutrienti a tutti i tessuti. Tali valori idealmente dovrebbero essere 80 mm\Hg per la minima e 120mm\Hg per la massima. In ogni caso non devono superare i 90 mmHg per la pressione minima e 140 mmHg per la pressione massima. È possibile misurare la pressione presso qualunque farmacia oppure autonomamente con gli strumenti di misurazione portatili, ormai accurati, facili da utilizzare e precisi.

Quali sono i campanelli di allarme a cui prestare attenzione?

Il principale campanello di allarme è rappresentato dalla sensazione di affaticamento e fiato corto: quando si avverte una sensazione di affanno, di mancanza di respiro, è meglio scendere di quota. Chi soffre di coronarie può avvertire anche altri sintomi, quali pesantezza al petto o palpitazioni anomale, soprattutto quando cammina in salita, a causa dei dislivelli tipici delle zone montuose. Questo perché durante l’attività fisica si affatica maggiormente il sistema cardiovascolare, la pressione tende ad aumentare, così come la frequenza cardiaca e aumenta la necessità del cuore di essere fornito di ossigeno. Anche in questi casi è necessario scendere e farsi controllare da un medico.

Montagna e cuore: chi rischia di più?

È bene che evitino le altitudini i pazienti con forme instabili di ischemia o scompenso cardiaco grave; ma se il paziente ha una ipertensione ben controllata, una malattia coronarica non grave, uno scompenso cardiaco lieve (di classe prima e seconda) ed una pressione ottimale può andare in montagna, non prima di averne discusso con il proprio medico curante o cardiologo di fiducia e adottato tutti gli accorgimenti che gli consentano di vivere la quota in serenità.

Quali sono le regole per il paziente cardiopatico in montagna?

Per i pazienti cardiopatici non soggetti a forme severe di ipertensione, scompenso e malattia coronarica, è bene ricordare alcune semplici regole: Prestare attenzione al freddo: coprirsi sempre molto bene, tenere al caldo il torace e la bocca. Questo perché inspirare aria ghiacciata può provocare episodi ischemici, in chi è predisposto a malattia coronarica; cercare di abituare il corpo all’altezza: rimanere ad una quota moderata per qualche tempo e solo in un secondo momento salire ulteriormente di altitudine; non eccedere in cucina: i cibi di montagna sono spesso molto grassi e pesanti: evitare grappe e liquori, pasti molto salati e prestare attenzione a tutti gli alimenti che aumentano la pressione arteriosa e peggiorano il rischio coronarico; portare sempre con sé una borraccia di acqua durante le passeggiate; evitare quote troppo elevate: se possibile, non superare i 2000 metri; misurare la pressione con costanza, segnalando eventuali variazioni al proprio medico, aiutandosi con un taccuino per annotarla; fare caso alla comparsa di sintomi di qualsivoglia tipo, come quelli sopra descritti; non strafare: evitare o limitare al minimo l’esercizio fisico, commisurandolo alle proprie condizioni cardiologiche. Meglio camminare che correre, preferibilmente ben coperti.

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