Il microrganismo inattiverebbe la colistina, usata per curare alcune importanti infezioni. Il meccanismo di resistenza è stato scoperto nei laboratori dell'ospedale fiorentino di Careggi
E' di nuovo allarme tra gli esperti per la scoperta di un nuovo ceppo di batterio resistente alla colistina, un antibiotico 'salvavita' utilizzato in occasione di determinate infezioni, tra cui quelle polmonari. Il meccanismo di resistenza è stato identificato presso il laboratorio di microbiologia clinica dell'ospedale fiorentino di Careggi. Ceppi di Escherichia Coli, batterio portatore di questo determinante di resistenza, sono stati trovati anche in Italia.
E' lo stesso direttore dell'azienda ospedaliera di Careggi, Gian Maria Rossolini, a spiegare quanto scoperto: "Presso il nostro laboratorio è stata recentemente identificata una nuova variante del gene mcr-1, denominata mcr-2, in un ceppo di Klebsiella pneumoniae - che può provocare polmonite batterica - resistente alla colistina, produttore della carbapenemasi KPC". La carbapenemasi è un enzima in grado di inattivare gli antibiotici della classe dei carbapenemi.
Secondo quanto spiegato da Pierangelo Clerici, il presidente dell'Associazione microbiologi clinici italiani (Amcli), "i risultati cui sono pervenuti i colleghi del laboratorio di Firenze confermano che il fenomeno della farmaco-resistenza batterica negli ospedali avanza inesorabilmente e che tutte le azioni devono essere messe in atto per cercare di contrastarlo".
Inoltre, spiega l'Amcli, "il reperto è particolarmente allarmante perché il clone di Klebsiella pneumoniae, produttore di carbapenemasi KPC è uno dei maggiori responsabili della diffusione di Klebsiella pneumoniae resistente ai carbapenemi in Italia".