Lo studio scientifico, presentato all'Università di Milano Bicocca, ha coinvolto 6.600 studenti di scuole secondarie di secondo grado in Lombardia. Valditara: "La ricerca conferma la bontà del divieto di cellulari nel primo ciclo scolastico"
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L’uso intensivo e precoce degli smartphone nei ragazzini non favorisce l’apprendimento, anzi, riduce le performance scolastiche di una parte consistente della popolazione studentesca. Questa la conclusione di una ricerca italiana condotta dall’università Bicocca di Milano in collaborazione con l’ateneo di Brescia, l’associazione Sloworking e il Centro studi Socialis e con il finanziamento della Fondazione Cariplo, nell’ambito del bando “Inequalities Research 2022”. "I risultati della ricerca rappresentano un'ulteriore conferma della bontà e necessità della nostra decisione, coerente con le nuove Linee guida per l'Educazione civica e formalizzata in una circolare dello scorso luglio, di vietare l`uso dei telefonini in classe, anche per fini educativi, nelle scuole del primo ciclo", ha dichiarato il ministro dell`Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara.
Lo studio - Lo studio ha coinvolto 6.600 studenti di scuole secondarie di secondo grado in Lombardia e ha permesso di stabilire in modo scientifico non solo le correlazioni tra l’esposizione precoce ai media digitali e determinati esiti comportamentali o psicologici degli studenti ma anche più specificamente l’impatto dell’età di apertura di un account social sul rendimento scolastico. Il fenomeno oggi riguarda soprattutto i ragazzi provenienti da contesti più svantaggiati e sembra suggerire un’inversione del “digital divide”, con la nascita di una nuova “disuguaglianza di iperconnessione”.
Le disuguaglianze da iperconnessione - Lo studio, dunque, ha correlato l’accesso precoce ai media digitali a variabili che possono rappresentare fonti di disuguaglianza, come l’appartenenza a contesti socio-economici meno privilegiati. I risultati suggeriscono che le famiglie con un background meno privilegiato tendono a proteggere meno i propri figli dall’uso precoce e non supervisionato della tecnologia, rispetto a quelle più privilegiate. Allo stesso modo, gli smartphone arrivano prima nelle mani dei figli di genitori meno istruiti.
Il "parental control" usato di più da genitori italiani e istruiti - Il 45% dei genitori ha dichiarato di aver applicato almeno una volta il parental control su uno o più dispositivi dei loro figli. Questo dato è più alto tra i genitori di origini italiane (47%) rispetto a quelli di origine straniera. Per quanto riguarda il livello di istruzione, il nuovo studio italiano ha rilevato che nelle famiglie con almeno un genitore laureato, il 54% utilizza il parental control sui dispositivi dei figli. La percentuale scende al 43% nelle famiglie in cui nessun genitore ha raggiunto il diploma e al 46% nelle famiglie con almeno un genitore diplomato.
Vadlitara: "Uso responsabile dei dispositivi" - "Ribadiamo il nostro impegno - commenta ancora Valditara - nel promuovere un uso responsabile delle tecnologie digitali, con l`obiettivo di migliorare la qualità dell`insegnamento e garantire un ambiente educativo che favorisca l`apprendimento e il benessere degli studenti".