Il commento del presidente dell'associazione nazionale dei donatori e primario del pronto soccorso dell'ospedale di Manerbio (Brescia): "Screening utile per la prima fase, poi bisognerà capire quanto gli articorpi dei guariti persisteranno"
di Gabriella Persiani© ansa
Dall'Emilia-Romagna di Bonaccini al Veneto di Zaia, dal personale sanitario delle Torrette di Ancona alla polizia municipale di Firenze: la battaglia al coronavirus passa dai test del sangue a tappeto. "Utili nella prima fase per capire chi ha contratto l'infezione e chi ancora no, attraverso l'individuazione degli anticorpi - commenta a Tgcom24 Gianpietro Briola, presidente di Avis nazionale e dirigente responsabile del pronto soccorso di Manerbio (Brescia). - Successivamente bisognerà capire se l'immunità sarà per sempre".
Anche dall'Oms parte la poderosa campagna di analisi del sangue in una decina di Paesi nel mondo per rilevare gli anticorpi al virus. L'efficacia di questo screening?
"Senz'altro molto utile per valutare chi ha fatto o no la malattia; solo successivamente si potrà stabilire chi, in base alla titolazione degli anticorpi, non si ammalerà più".
Anche in Italia è stato da più parti annunciato l'avvio di screening a tappeto: sulla popolazione, è il caso di Emilia-Romagna e Veneto, sul personale sanitario, come alle Torrette di Ancona, sulla polizia municipale di Firenze, con che utilità, dunque?
"Ripeto si tratta di screening iniziali che possono essere solo quantitativi, non qualitativi. Per questi bisognerà attendere una seconda fase e conoscere così l'immunità di gregge. Ma i primi sono comunque importanti perché faranno capire chi è positivo e quindi ancora contagioso e chi si è ammalato ma è stato asintomatico".
Attesa lunga, allora, per far dire di essere fuori e al sicuro anche a chi ha superato l'infezione?
"Trattandosi di una malattia non nota tutti i test devono essere titolati. Al momento si può solo procedere per tentativi. Bisogna trovare le sonde che meglio di altre vanno a legarsi agli anticorpi".
Per esempio il San Matteo di Pavia ha preso in considerazione un centinaio di test prima di trovarne uno che ha definito di "grande affidabilità".
"Tutto ciò spiega quanto detto; bisogna cercare quella possibile sonda. E al momento, ripeto, il test è attendibile per verificare chi ha contratto di recente il coronavirus e chi no; mentre per capire quanto tempo dureranno gli anticorpi è presto. Il test sierologico andrebbe associato a chi ha tampone negativo, perché in generale ci dice chi si è immunizzato".
In cosa consiste questo test sierologico?
"Si fa un prelievo ematico, si separano globuli bianchi e piastrine e nel plasma con dei reagenti si misurano gli anticorpi. In caso di presenza di igM, sono le prime immunoglobuline che si manifestano se si contrae la malattia, il paziente è ancora positivo; se sono presenti le immunoglobine tardive, le igG, l'infezione è stata superata e la loro analisi servirà a capire la memoria immunitaria".
E' per lo stesso principio che si utilizza, in alcune strutture, e sempre in via sperimentale, il plasma dei guariti per curare i malati?
"I soggetti guariti presentano un alto titolo e i loro anticorpi possono attaccare il virus presente nei soggetti malati".
Al suo invito a donare il sangue nelle prime settimane di emergenza, la risposta dei donatori è stata alta. Oggi l'appello è da rinnovare?
"Siamo attualmente riusciti a riportare le scorte di sangue a livelli accettabili. Sperando che da maggio riparta la normale routine degli ospedali, oggi sospesa per l'emergenza coronavirus, si avrà ancora bisogno di donazioni e l'appello ai donatori è sempre quello di non farci mancare il loro prezioso supporto. Intanto si può donare comunque e magari donare plasma per la produzione di farmaci plasmaderivati, sempre necessari".