Un mix di farmaci che utilizza la molecola abemaciclib insieme alla terapia endocrina standard
L'Ema, l'agenzia europea per i medicinali, ha dato il via libera ad una nuova combinazione di farmaci per il trattamento del tumore al seno in fase iniziale. La cura andrebbe a colpire i recettori ormonali e contestualmente a inibile il recettore del fattore di crescita epidermico umano 2 (Her2-), con linfonodi positivi e ad alto rischio di recidiva. Si tratta del tumore mammario più frequente.
Secondo uno studio di fase 3 la terapia con la molecola abemaciclib insieme alla terapia endocrina standard ha diminuito il rischio di recidiva del cancro al seno del 32% rispetto alla sola terapia endocrina. Questo beneficio corrisponde a una differenza di sopravvivenza libera da malattia invasiva a due anni del 3%.
"Era dagli inizi degli anni 2000, quando furono introdotti gli inibitori delle aromatasi, che non assistevamo a sostanziali miglioramenti clinici nella terapia adiuvante del tumore al seno con recettori ormonali positivi, vale a dire il tipo di tumore mammario più frequentemente diagnosticato - spiega Lucia Del Mastro, direttore della Clinica di Oncologia Medica dell'Ospedale Policlinico San Martino e professoressa di Oncologia dell'Università di Genova -. Circa il 65% di tutti i casi di tumore al seno sono casi con recettori ormonali positivi, pertanto i progressi in questo sottotipo di tumore, hanno una particolare rilevanza. I risultati dello studio clinico MonarchE, sono di estrema rilevanza clinica sia per l'entità del beneficio indotto da abemaciclib, sia perché questo beneficio riguarda le pazienti con tumore che, pur nelle fasi iniziali, risulta a più alto rischio di ricaduta dopo l'intervento".
Prevenire le recidive - "L'approvazione dell'autorità regolatoria europea costituisce un ulteriore passo avanti - aggiunge Valentina Guarneri, Professoressa Ordinaria Oncologia Medica, Direttore Unità operativa complessa di Oncologia 2 dell'Istituto oncologico veneto Irccs - Abemaciclib in associazione alla terapia ormonale ha infatti dimostrato, nelle pazienti con tumore del seno precoce, ma ad alto rischio di ripresa di malattia, una maggiore efficacia nel prevenire la comparsa di recidive, in particolare di metastasi a distanza, rispetto al trattamento standard. Riuscire a prevenire un maggior numero di recidive, in particolare di metastasi a distanza, è l'obiettivo primario per aumentare la probabilità di guarigione".