Lo studio

Tumore al polmone avanzato, una cura mirata riduce il rischio di morte dell'84%

L'uso della terapia con la molecola osimertinib prolunga la sopravvivenza libera da progressione della malattia di più di tre anni. "Risultati straordinari"

03 Giu 2024 - 17:32
 © -afp

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Un importante passo avanti nella cura del tumore al polmone avanzato. La terapia mirata con la molecola osimertinib ha ridotto il rischio di progressione di malattia o di morte dell'84% nei pazienti con tumore polmonare non a piccole cellule (Nsclc), la forma più diffusa, di terzo stadio non operabile e con mutazione del gene Egfr. Lo dimostra il nuovo studio Laura presentato al congresso dell'American society of clinical oncology (Asco). 

Lo studio Laura

 Lo studio Laura, che è in corso e i cui risultati sono contemporaneamente pubblicati sulla rivista New England Journal of Medicine, ha arruolato 216 pazienti in più di 145 centri di oltre 15 Paesi, tra cui Stati Uniti, Europa, America del Sud e Asia. Lo studio è considerato un avanzamento significativo: osimertinib è infatti una terapia mirata in grado di prolungare la sopravvivenza libera da progressione di malattia di più di tre anni. 

 Nei pazienti con Nslc e mutazione Egfr, dopo la chemio-radioterapia, il farmaco ha ridotto il rischio di progressione di malattia o di morte dell'84% rispetto a placebo: la sopravvivenza libera da progressione è risultata pari a 39,1 mesi rispetto a 5,6 mesi nei pazienti trattati con placebo. 

Parla di "straordinari risultati di sopravvivenza" Filippo de Marinis, direttore della Divisione di Oncologia Toracica dell'Istituto Europeo di Oncologia (Ieo): "Osimertinib ha ridotto il rischio di progressione di malattia o di morte dell'84%, un risultato senza precedenti. Sulla base di questi dati, dovrebbe diventare il nuovo standard di cura per questi pazienti". 

Lo studio Adriatic

 Sempre all'Asco è stato presentato anche un secondo studio, Adriatic, che evidenzia l'efficacia della molecola immunoterapica durvalumab nel tumore del polmone a piccole cellule di stadio limitato, riducendo il rischio di morte del 27%. 

Adriatic è stato effettuato su 730 pazienti in 164 centri di 19 Paesi dell'America del nord e del sud, Europa e Asia: il 57% dei pazienti trattati con l'immunoterapia durvalumab è vivo a tre anni rispetto al 48% dei pazienti trattati con placebo.

"Era da oltre 40 anni che non assistevamo a cambiamenti nello standard della terapia sistemica del tumore del polmone a piccole cellule di stadio limitato. Adriatic è il primo studio a evidenziare progressi con l'aggiunta dell'immunoterapia dopo la tradizionale chemio-radioterapia in questi pazienti. I risultati rappresentano una svolta per questa malattia altamente aggressiva, in cui i tassi di recidiva sono elevati, con solo il 15-30% dei pazienti vivo a cinque anni", spiega de Marinis. 

"Terapie innovative cambiano prospettive di cura"

 I risultati degli studi Laura e Adriatic "evidenziano come le terapie innovative possano davvero cambiare le prospettive di cura dei pazienti", afferma Silvia Novello, ordinario di Oncologia medica all'Università di Torino.

I numeri del tumore del polmone in Italia

 Ogni anno, in Italia, sono circa 44mila i nuovi casi di tumore del polmone e per l'80-85% si tratta di tumore al polmone non a piccole cellule. La mutazione del gene Egfr è presente in circa il 20% dei casi. Il tumore del polmone a piccole cellule (microcitoma), invece, colpisce oltre 6000 persone l'anno in Italia, ovvero il 15% del totale delle nuove diagnosi di carcinoma polmonare.

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