Ma superiore alla media nella sopravvivenza dopo la diagnosi
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L'Italia è ultima in Europa nella prevenzione del cancro ma i livelli di guarigione sono migliori rispetto alla media del Vecchio Continente. Si investe solo 0,5% della spesa sanitaria nei programmi che mirano a evitare il problema prima della sua insorgenza. Allo stesso tempo, però, a cinque anni dalla diagnosi, è vivo il 52,3% degli uomini, rispetto al 46,5% del continente. Per le donne la percentuale è pari al 60,6%, contro il 58,2% nell'Ue. La pecca nel prevenire e l'eccellenza nella cura sono stati trattati nel convegno "L'innovazione e la ricerca farmaceutica in oncologia. Il "caso Italia"" che si è tenuto a Roma.
Un tumore su tre si può prevenire - Francesco Cognetti, presidente della fondazione "Insieme contro il cancro", ha spiegato che il nostro paese è fanalino di coda negli investimenti sulla prevenzione: "A fronte del nostro 0,5% . La Germania, invece, in prevenzione investe il 3,2% della spesa sanitaria, la Svezia il 3,6%, l'Olanda il 4,8% e la Romania il 6,2%".
Eppure la prevenzione ha un ruolo fondamentale in oncologia. Cognetti ha precisato: "Studi scientifici evidenziano che seguendo semplici regole (no al fumo, dieta equilibrata, esercizio fisico costante), il 30% dei tumori è prevenibile. Ma ancora troppe persone non ne sono consapevoli".
Maggiore sopravvivenza - Le maggiori percentuali si sopravvivenza al cancro nel nostro Paese, invece sono da ricondurre a trattamenti sempre più efficaci, a centri di eccellenza e a un'oncologia che si conferma fra le migliori al mondo. Ma, nella disponibilità delle terapie innovative, il nostro Paese fa registrare ritardi di circa due anni, molto lontani rispetto alla media europea. Questi tempi di latenza trovano una spiegazione nelle legislazione italiana, in particolare nel regionalismo sanitario che determina gravi e preoccupanti discrepanze territoriali.