il paziente è un 46enne dell'Arkansas

Usa, primo trapianto combinato al mondo di viso e occhio: un anno dopo recupero vista più vicino

Fa progressi Aaron James, veterano 46enne dell'Arkansas, rimasto gravemente ferito da elettricità ad alta tensione e operato nel 2023. Dietro il traguardo medico c'è l'obiettivo di tornare a vedere

19 Ott 2024 - 11:14
 © Haley Ricciardi/NYU Langone Health

© Haley Ricciardi/NYU Langone Health

Sta bene Aaron James, il 46enne dell'Arkansas che è stato il primo paziente al mondo a ricevere nel marzo del 2023 il trapianto combinato di viso e occhio intero, ed è la dimostrazione vivente di come, con le tecniche chirurgiche più avanzate, si possa rendere possibile l'impossibile, ovvero trapiantare un intero occhio e mantenerlo vitale, con la speranza di ridare anche la vista con l'occhio trapiantato. Cruciale è stato l'utilizzo di una nuova tecnica detta di "bypass microvascolare", che 'dirottando' alcuni vasi sanguigni del viso, ha permesso di mantenere il flusso sanguigno all'occhio trapiantato, una prima assoluta che ha consentito di salvaguardare la vitalità dell'occhio. James era stato vittima sul lavoro di una scarica di elettricità ad alta tensione.

Messa a punto da un'équipe chirurgica guidata da Eduardo Rodriguez, direttore del programma di trapianto facciale presso NYU Langone Health, a New York, la tecnica ha permesso anche di preservare la capacità della retina di rispondere agli stimoli luminosi, sebbene in questa sede non vi fosse l'obiettivo del ripristino della visione, virtualmente è la prossima sfida di queste tecniche di trapianto vascolarizzato composito, in cui si va a trapiantare una complessa combinazione di tessuti diversi - pelle, muscoli, vasi sanguigni, nervi e talvolta ossa - insieme. 

Anticipata di recente su JAMA, la straordinaria procedura senza precedenti sarà presentata al congresso dell'American College of Surgeons (ACS) a San Francisco.

"È la prima volta che si riesce a trapiantare il complesso orbito-oculare", spiega Benedetto Longo, associato della Cattedra e Scuola di Specializzazione in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica e del Master in Chirurgia Morfodinamica del Naso e Ringiovanimento Facciale dell'Università di Roma Tor Vergata. Longo è tra i primi chirurghi al mondo ad aver reso realtà il sogno del trapianto di faccia e proprio di recente ha partecipato con Rodriguez e altri colleghi, nell'ambito del 27esimo congresso della European Association of Cranio-Maxillo-Facial Surgery, ai lavori per stilare le prime raccomandazioni internazionali in quest'ambito ancora molto sperimentale dei trapianti.

"Nel mondo sono stati fatti 50 trapianti di faccia negli ultimi 19 anni (il primo in Francia nel 2005) - precisa Longo che ha avuto un ruolo di primo piano nell'unico trapianto di faccia svolto in Italia nel 2018. - Si tratta di una procedura di cui si sa ancora pochissimo". "Il lavoro - aggiunge - costituisce un avanzamento enorme nell'area dei trapianti, perché il complesso orbito-oculare non era mai stato trasferito e, mai, prima pazienti di questo tipo avevano potuto ricevere un occhio vero, che per di più sembra reagisca agli stimoli sensoriali. Naturalmente - precisa Longo - siamo ancora in un'area fortemente sperimentale per poter affermare che ci muoviamo verso il ripristino della vista; non possiamo dire se e quando questo potrà avvenire; bisogna capire se la corteccia cerebrale in cui è collocata la funzione visiva riprenda a funzionare dopo parecchio tempo".

Dietro il traguardo medico c'è la storia di Aaron James, un veterano che aveva tragicamente perso i tessuti del viso e del globo oculare sinistro dopo una lesione procurata da elettricità ad alta tensione. Il trapianto ha coinvolto un team multidisciplinare di oltre 140 professionisti medici.

Secondo i ricercatori, l'obiettivo primario era garantire la vitalità dell'occhio trapiantato, e le tecniche innovative utilizzate sono state fondamentali per raggiungere tale risultato. Il team ha sviluppato la tecnica di bypass microvascolare per mantenere il flusso sanguigno verso l'occhio trapiantato, utilizzando vasi sanguigni vicini, in particolare l'arteria e la vena temporale superficiale, ruotate per connettersi all'arteria e alla vena oftalmica dell'occhio trapiantato. Questo approccio innovativo ha ridotto al minimo l'ischemia retinica (perdita di flusso sanguigno) e ha contemporaneamente ripristinato il flusso sanguigno verso il viso e l'occhio, affrontando una delle maggiori sfide nei trapianti oculari.

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