"Mi sono ritrovato a ridere in situazioni completamente fuori luogo, come ad esempio durante un funerale. Ora posso finalmente farlo perché lo decido io e perché mi sto divertendo", dice il giovane
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L'azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, utilizzando gli ultrasuoni al posto del tradizionale intervento chirurgico "open", molto più invasivo, ha guarito completamente Federico Orlandi, un ragazzo di 21 anni affetto da "sindrome epilettica gelastica", detta "malattia del Joker". Si tratta di un disturbo neurologico che, come si legge sul sito dell'azienda ospedaliera, "provoca spasmi facciali che portano a ridere in maniera incontrollata anche in situazioni in cui non è appropriato, con perdita di contatto con la realtà e possibili crisi epilettiche complesse". "Mi sono ritrovato a ridere in situazioni completamente fuori luogo, come ad esempio durante un funerale, o, ancor più a scuola. Ora posso finalmente farlo perché lo decido io e perché mi sto divertendo", racconta il giovane al Corriere del Veneto.
Il giovane veronese soffriva di questo disturbo dall'età di due anni. Crescendo, i sintomi sono aumentati accompagnati anche da vuoti di memoria. "Era una malattia congenita, ma solo cinque anni fa ha iniziato a manifestarsi in maniera dirompente. Prima tutti pensavano fosse una mia caratteristica, ma io in realtà sentivo che era strano questo continuare a ridere. Poi, ho iniziato a capire quando stava iniziando una crisi, così se mi trovavo in situazioni strane, magari su un treno, fingevo di tossire. Il problema era che dopo non mi ricordavo nulla di cosa fosse successo", aggiunge Orlandi al Corriere.
All'origine del disturbo ci sono "gli amartomi ipotalamici, malformazioni cerebrali che causano crisi epilettiche gelastiche (del riso, dal greco gelos). Sono lesioni cerebrali che attivano in maniera irregolare alcune aree del cervello legate allo stato di coscienza e alla capacità di interagire con l'ambiente. Le crisi resistono a qualsiasi trattamento farmacologico anche con i più avanzati farmaci anti-epilettici. Trattamenti chirurgici alternativi, anche di recente introduzione, richiedono l'apertura del cranio e l'introduzione di strumenti (endoscopi o fibre ottiche) per raggiungere fisicamente la lesione", si legge ancora sul sito dell'azienda sanitaria scaligera.
"Al posto dell'intervento chirurgico tradizionale 'open', al paziente è stata proposto il trattamento MRgFUS che è più preciso, mininvasivo e senza cicatrici. Tramite l'utilizzo di ultrasuoni, guidati dalla risonanza magnetica, si raggiunge con precisione millimetrica la zona del cervello da trattare, per surriscaldare il tessuto che causa le crisi fino a distruggere le cellule malate e interrompere i circuiti nervosi iperattivi. Il trattamento MRgFUS è normalmente utilizzato per curare il tremore come sintomo isolato e nei malati di Parkinson, restituendo indipendenza nelle attività quotidiane e sicurezza nelle attività sociali a chi è affetto da queste malattie relativamente frequenti", viene spiegato sul sito dell'azienda ospedaliera.
"Per prima in Europa, l'équipe veronese ha trattato con successo il paziente che oggi è completamente guarito e senza compromissione della memoria, con un netto miglioramento del sonno, delle attività lavorative e ha ottenuto il nulla osta e già conseguito la patente di guida. Tutto questo è confermato dal follow up post intervento durato 18 mesi", sottolinea inoltre l'azienda sanitaria scaligera.
"Una sanità che fa la differenza è anche quella in grado di proporre soluzioni innovative per patologie rare. Voglio manifestare il mio orgoglio ed esprimere le mie congratulazioni all'Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona per il successo di un trattamento innovativo, primo caso in Europa, realizzato dall'Unità operativa di Neuroradiologia", commenta il presidente del Veneto, Luca Zaia.
"La mia vita è cambiata completamente. Prima era anche impossibile lavorare o prendere la patente, ma soprattutto adesso vedo finalmente più tranquille le persone a cui tengo di più, genitori e fidanzata. È stata un'avventura, ma tutti i medici mi hanno accompagnato in maniera impeccabile. Ho vissuto episodi imbarazzanti, a scuola o giocando a calcio. A volte non ricordavo nemmeno che fosse successo e quando ero con qualcuno che non mi conosceva cercavo di stare in disparte" è la dichiarazione di Orlandi riportata dall'azienda ospedaliera.