Opere pubbliche, contributi e valutazioni tecniche: ecco i compiti del Genio civile
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Mentre "l'attività vulcanica, connessa al bradisismo, è in costante evoluzione", l'insieme dei risultati scientifici rafforza l'evidenza del coinvolgimento di magma nell'attuale processo di sollevamento del suolo
Il fenomeno del bradisismo tormenta ciclicamente l'area dei Campi Flegrei, suscitando la preoccupazione tra i cittadini che vivono nelle zone interessate dall'intensa attività vulcanica. L'insieme dei risultati scientifici rafforza l'evidenza del coinvolgimento di magma nell'attuale processo bradisismico di sollevamento del suolo. Di cosa si tratta, nello specifico?
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Il bradisismo, letteralmente è un "movimento lento del suolo", che consiste nel periodico abbassamento o innalzamento del livello del suolo collegato allo sciame sismico. Nello specifico, la presenza di magma vicino alla superficie nei Campi Flegrei ha dato luogo a vari fenomeni, come le conche vulcaniche piene di gas asfissianti e le caldissime sorgenti termali. I Campi Flegrei restano, così, una delle più grandi strutture vulcaniche d’Italia. Per quanto il Vesuvio sia molto più attivo, la potenza dei Campi Flegrei è considerata relativamente superiore.
Nell'area a maggior rischio vivono ben 500mila persone e in caso di allarme l'unica misura di salvaguardia della popolazione è l'evacuazione preventiva, secondo quanto si legge nel Piano nazionale di protezione civile. La zona rossa comprende i comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Quarto, per intero; parte dei comuni di Giugliano in Campania, di Marano di Napoli e alcune municipalità del comune di Napoli. L'allontanamento della popolazione dalla zona rossa inizia con la dichiarazione della fase di "allarme".
Già dal 2012, in relazione all'innalzamento di alcuni parametri di monitoraggio, il livello di allerta sui Campi Flegrei è giallo. Dalle ultime settimane la situazione è seguita con ancora maggiore attenzione, come testimonia il Decreto Legge 12 ottobre 2023, n. 140, emanato dal governo per dare una risposta organica al fenomeno del bradisismo con misure di prevenzione strutturali e non strutturali.
Ora il Dipartimento, sulla base delle valutazioni della Commissione Grandi Rischi relative in particolare all'interconnessione tra il fenomeno bradisismico e la possibile evoluzione dell'attività vulcanica, ha chiesto ai Centri di Competenza, e in particolare all'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, di implementare e perfezionare ulteriormente il sistema di monitoraggio, così da essere capace di rilevare in modo tempestivo una variazione dello stato del vulcano connesso alla possibile risalita di magma. Per il presidente dell'Ingv, Carlo Doglioni, infatti, "la preoccupazione è legata sia alla sismicità, sia al fatto che queste temperature in particolari località potrebbero dare origine a piccole esplosioni freatiche che non sono eruzioni di magma, ma è acqua che in questo stadio super critico può dare delle esplosioni".
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Secondo un aggiornamento pubblicato a settembre sul sito dell'Ingv, a causare il sollevamento del suolo e la sismicità nella zona è la forte risalita di gas e un aumento della pressione nelle acque che si trovano in profondità, nel sottosuolo.
Da millenni l'area dei Campi Flegrei è caratterizzata da un'intensa attività sismica e a testimoniarlo sono i tanti periodi di sismicità e sollevamenti del terreno, come nel 1969-72, nel 82-84 e ora con una nuova fase iniziata nel 2005 che ha portato a un sollevamento graduale del terreno di 113 centimetri e di attività sismica con eventi di rilievo.
Doglioni ha chiarito che due sono gli scenari possibili che si delineano sull'evoluzione della situazione: il migliore è che la crisi del bradisismo in corso termini, come era accaduto nel 1983-84, il peggiore è un'eruzione simile a quella del 1538. Si tratta, ha precisato, di "un'evoluzione che non conosciamo e che monitoriamo".
"Al momento - ha detto - lo scenario più critico è un'eruzione come quella del Monte Nuovo", che risale al 1538, la più recente tra le oltre 70 eruzioni esplosive avvenute nei Campi Flegrei. Si tratta di un evento molto diverso da quello avvenuto 39mila anni fa, quando l'eruzione liberò oltre 400 metri cubi di materiale. Nel caso di un'eruzione "non sappiamo né quando né dove potrebbe avvenire. E, per quanto piccola, provocherebbe un disagio sociale". E comunque "è impossibile pensare che i Campi Flegrei si spengano perché sono un vulcano attivo".