Secondo l'Istat nel nostro Paese si riscontra un calo delle nascite del 2,1% nei primi sette mesi del 2024 rispetto all'anno precedente
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Continua il calo delle nascite in Italia. Secondo i dati Istat, infatti, si registra una diminuzione del 3,4% tra il 2022 e il 2023. Anche l'anno corrente non è da meno perché in base ai dati provvisori che calcolano il periodo da gennaio a luglio, le nascite sono state 4.600 in meno rispetto all'anno scorso, ovvero del 2,1%. Ma non è tutto perché diminuisce anche il numero medio di figli: nei primi sette mesi del 2024 si attesta una fecondità delle donne pari a 1,21. Dall'altra parte, guardando i dati dell'Eurostat si deduce che anche in Europa si riscontrano certe percentuali di denatalità. Dieci anni fa il tasso grezzo di natalità degli allora 28 Paesi dell'Unione Europea era di 10,1 nascite per 1.000 abitanti.
Ormai il trend di denatalità è di lungo corso: se si confronta col 2008 si può notare che nei primi anni Duemila il numero dei nati superava le 576mila unità. La costante riduzione è stata di circa 13mila unità ogni anno.
Tra i fattori che si celano dietro al calo delle nascite c'è un cambiamento dell'età feconda: le donne fertili tra i 15 e i 49 sono sempre meno. Un altro aspetto da tenere in considerazione è la diminuzione delle nascite da coppie di genitori entrambi italiani che compongono i tre quarti del totale delle nascite nella nazione. Anche i figli di coppie con un genitore straniero sono in calo dell’1,5% sul 2022 e del 25,1% rispetto al 2012. I figli di genitori entrambi stranieri sono diminuiti drasticamente del 3,1% rispetto a due anni fa.
A diminuire sono proprio i primogeniti. Questo dato si rileva in ogni parte della nazione, ma con particolare rilevanza nelle zone del Centro. Dal 2008 a oggi i primogeniti si sono ridotti del 34,4%, i secondi figli del 36,3% e quelli dsuccessivi del 26,5%. C'è stata solo una breve parentesi di crescita in questi ultimi anni, vale a dire nel 2022 rispetto al 2021, ma c'è sottolineare il contesto post pandemico. I motivi dietro al crollo dei primogeniti sono diversi: l'uscita tardiva dal nucleo familiare, la difficoltà nel trovare un lavoro stabile, il difficile mercato abitativo e il rinvio del "progetto figli".
Nemmeno la fecondità sembrerebbe risollevarsi, anzi è in diminuzione un pò a causa del contesto storico. Da dopo il 1995 l'aumento delle donne straniere sul territorio italiano e la loro volontà di realizzare progetti riproduttivi in loco ha contribuito a una ripresa della fecondità fino ai primi anni del Duemila.
L'Irlanda in particolare occupava il primo posto della classifica per tasso grezzo di natalità con un picco di 14,6 nascite, seguita da Francia, Regno Unito e Svezia. Nell'Europa orientale e meridionale il tasso di natalità è stato pari o inferiore a 10 nascite per 1.000 abitanti. In fondo alla lista Italia, Portogallo e Spagna. Mettendo a confronto i Paesi tra il 2002 e il 2022 si è registrato un calo di nascite in 22 Stati e un aumento in 4. Fino a due anni fa il tasso di natalità più alto lo deteneva Cipro.
Si è spostata anche l’età media delle neo-mamme: nel 2013 l'età media del primo figlio era di 28,8 anni. Questo è aumentato in media ogni anno di 0,1 anni, per raggiungere 29,7 nel 2022.
Le differenze in termini di fecondità a livello regionale possono essere riconducibili a una serie di fattori come la struttura socio-economica della popolazione, il luogo di residenza e i fattori culturali.