AULE GELIDE

A scuola fa freddo? Impianti fragili, scarsa manutenzione e poca libertà di manovra

Ci sono presidi che arrivano a sospendere le lezioni a causa di guasti che rendono il clima in classe troppo rigido

16 Gen 2024 - 18:08
termostato termosifoni riscaldamento energia gas © Ansa

termostato termosifoni riscaldamento energia gas © Ansa

Poche cose sono sicure nella vita di uno studente. Tra queste, c’è la quasi certezza di rientrare a scuola dalle vacanze di Natale e trovare le classi gelide. Anno dopo anno, tra termosifoni rotti o accesi per poche ore, i classici “spifferi” da infissi malfunzionanti, finestre aperte per favorire il ricircolo dell’aria e scongiurare il proliferare dei virus tra i ragazzi, ecco che la borsa dell’acqua calda tra i quaderni diventa l’accessorio di tendenza a cui difficilmente gli alunni delle nostre scuole rinunciano.

Succede soprattutto nelle zone d’Italia generalmente più fredde, dove stavolta le temperature si sono irrigidite proprio al momento del suono della campanella dopo le feste. Ma anche in quelle aree dove di solito il clima era temperato e oggi, invece, capitano fenomeni meteorologici estremi che mettono fuori gioco la tenuta termica di edifici costruiti anni fa e pensati per fronteggiare situazioni ben diverse.

Secondo un recente sondaggio di Skuola.net, più di uno studente su due, complessivamente, si è lamentato per un ambiente scolastico in cui si registra un clima inadatto per poter svolgere serenamente le lezioni. Tanto che molti lasciano sulle spalle il cappotto, quando non arrivano a portarsi da casa il plaid. Ed è lo stesso portale di riferimento per la scuola ad aver intervistato Cristina Costarelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi del Lazio, che ha spiegato quali problematiche incontrano gli istituti quando si parla di riscaldamento. Un tema che molto spesso si lega a quelli che parlano di strutture scolastiche ormai datate, di difficoltà di manutenzione e di esigenze di risparmio economico.

Per quali motivi non si riescono a risolvere gli annosi problemi all'origine del freddo, come la predominanza di edifici scolastici trascurati o la necessità di "maneggiare con cura" impianti vetusti? Ci sono solo ragioni economiche o è un problema organizzativo?

"Semmai, è un discorso strutturale. L’organizzazione può fare poco. Sarebbe necessario fare degli interventi di manutenzione su impianti vetusti, non solo sugli elementi radianti ma anche sulle caldaie. Perché un problema che spesso si crea è quello delle caldaie che vanno in blocco. Bisogna operare sia sulle caldaie che generano il calore sia sugli elementi che lo devono irradiare. Ma mi sento di dire che si deve intervenire anche sugli infissi, perché la dispersione del calore è un altro dei problemi. Va detto che nell'ultimo anno alle scuole stanno arrivando dei fondi tramite il PNRR, ma comunque sono fondi ampiamente insufficienti a sistemare le criticità edilizie degli edifici scolastici".

Molti studenti dicono anche che la scuola continua a tenere le finestre aperte per evitare la circolazione dei virus, in primis Covid: ci sono ancora indicazioni ufficiali in materia oppure è una libera iniziativa dei singoli dirigenti scolastici?

"Non c'è alcuna indicazione ufficiale. Peraltro, sappiamo bene dai dati medici che vengono diffusi alla pubblica informazione che nelle ultime settimane il problema che fa stare a casa tanti studenti non è neanche il Covid, ma è l'influenza di stagione, che si sta rivelando particolarmente aggressiva. Non mi pare neanche che i dirigenti scolastici abbiano pubblicato circolari in tal senso. Anche perché dal Ministero della Salute e da quello dell’Istruzione non è arrivato nulla. A meno che non si tratti di consigli, suggerimenti per così dire di buon senso".

E allora perché la finestra aperta rimane un’usanza così diffusa?

"Diciamo che, al di là della circolazione dei virus, il ricambio dell'aria è spesso necessario a prescindere. Per via delle aule molto affollate. A Roma, ad esempio, questo è un problema che riguarda parecchie scuole superiori, soprattutto quelle del centro. Qui l'apertura della finestra serve semplicemente per ossigenare il cervello. È chiaro che non si può esagerare, perché poi si arriva all'estremo di avere un freddo eccessivo. Però aprire le finestre è una impellenza, diciamo, fisica. Andrebbe solo fatto in modo assennato, meglio se nei cambi dell'ora o nel momento della ricreazione. Evitando di tenere le finestre aperte in modo generalizzato, specie quando fa veramente freddo".

Una quota rilevante di ragazzi, invece, ci ha raccontato che fa freddo perché i riscaldamenti vengono accesi solo alcune ore, per contenere i costi

"Confermo che l'orario di accensione è abbastanza limitato, che non copre tutta la giornata scolastica. In genere, se le lezioni si svolgono dalle 8 alle 14, verso mezzogiorno i riscaldamenti già si sentono tiepidi. Qui c'è un tema anche di natura ecologica. Sappiamo, per esempio, che nella città di Roma in questi giorni abbiamo giornate con un livello altissimo di polveri sottili, un problema di smog quindi. Ma poi c'è sicuramente anche un discorso economico".

La scuola come stabilisce come e quanto accendere i riscaldamenti? Come controlla la spesa energetica?

"Le scuole, purtroppo, non hanno la minima cognizione su questa voce di bilancio, perché gli istituti non pagano il riscaldamento. Questa spesa, infatti, viene gestita direttamente dagli Enti locali. Quindi, per le scuole superiori dalle Province o Città metropolitane; per gli istituti comprensivi del primo ciclo dai Comuni. Le scuole non hanno proprio contezza di quanto si spende, di quanto costa il riscaldamento. E' una questione esclusivamente di bilancio degli enti competenti".

Quali misure può adottare un dirigente scolastico per tamponare il problema del freddo a scuola?

"Il dirigente scolastico può intervenire solo in situazioni di emergenza assoluta, per cause di forza maggiore, sostanzialmente in caso di guasto. A me, per esempio, è successo qualche settimana prima di Natale. Un sabato, all’entrata, la scuola è stata trovata totalmente fredda. Gli studenti e i vicepresidi se ne sono accorti quando erano già entrati. In quel caso specifico ho perciò dato indicazione di tornare a casa, ovviamente previo avviso ai genitori, perché una scuola completamente fredda d'inverno è invivibile".

Mentre riduzioni dell'orario o interruzioni improvvise della didattica sono iniziative, rientrano nelle prerogative di un preside?

"No, il dirigente non può ridurre l'attività didattica se il riscaldamento viene interrotto alle 12 anziché alle 14. Come detto, solo in casi estremi ci può essere un ruolo attivo del dirigente. Magari c'è un guasto che dura qualche giorno, a quel punto il preside può disporre la sospensione dell'attività didattiche per uno o due giorni. Ma va da sé che la riparazione, che è in capo agli enti competenti, deve essere velocissima; gli studenti non possono perdere troppe ore di didattica per motivazioni legate al riscaldamento".

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