Stop ai test per accedere alla facoltà di Medicina
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Eliminato il test d'ingresso:la vera selezione sarà al termine del cosiddetto semestre filtro. Si parte già dall'anno accademico 2025/2026. Ecco cosa cambia
Le facoltà di Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Veterinaria dicono ufficialmente addio al test d’ingresso. Dal Consiglio dei Ministri di oggi è arrivato il primo via libera al decreto legislativo di attuazione della legge delega 26/2025, approvata dalla Camera l’11 marzo e che, formalmente, entrerà in vigore dal 2 aprile.
La riforma che regola l'accesso programmato in area sanitaria, prevede un nuovo sistema di selezione, incentrato sul cosiddetto "semestre filtro", e sulla doppia immatricolazione, un "paracadute" - come segnala il portale specializzato Skuola.net - pensato per chi viene escluso dal corso di laurea una volta trascorsi i primi sei mesi.
La rivoluzione della facoltà di Medicina parte da qui e, già a partire dall'anno accademico 2025/26, cambierà il modo in cui gli studenti si avvicinano ai relativi corsi di laurea. L’obiettivo, come già annunciato più volte dalla Ministra Bernini, è rendere il percorso più inclusivo, dando a tutti gli aspiranti camici bianchi la possibilità di dimostrare le proprie capacità direttamente sui banchi universitari.
Il nuovo semestre filtro
Nella riforma approvata per l’ingresso nella facoltà di Medicina la novità principale è proprio il tanto atteso "semestre filtro". Nello specifico, i futuri studenti di Medicina potranno iscriversi liberamente al primo anno, senza bisogno di superare il controverso test d'ingresso.
Durante il primo semestre, infatti, chiunque potrà partecipare ai corsi. La vera selezione scatta dopo i primi sei mesi: per passare al secondo semestre, si dovranno accumulare almeno 18 crediti formativi universitari (CFU) nelle materie fondamentali. Chi non raggiunge questo traguardo, verrà automaticamente escluso dal percorso verso la laurea.
Ma attenzione: per ottenere i crediti in palio, gli studenti potranno ripetere questo semestre filtro per un massimo di tre volte. Se, una volta esauriti i tentativi, non dovessero riuscirci, non potranno più proseguire con il corso di Medicina. Come già anticipato nelle settimane precedenti, chi non ce la farà potrà continuare gli studi in un altro corso di laurea.
Obbligatorio iscriversi a un secondo corso di laurea
Una novità importante riguarda l’obbligo di immatricolazione a un secondo corso di laurea. Ogni studente che si iscrive a Medicina dovrà, al contempo, iscriversi anche a un’altra facoltà dell'area biomedica, sanitaria, farmaceutica o veterinaria. La scelta di questo secondo corso è completamente libera, ma la doppia iscrizione sarà gratuita solo per il primo semestre.
In pratica, se non si supera il semestre filtro, lo studente continuerà gli studi nell’altro corso di laurea scelto, senza perdere tempo prezioso. Inoltre, gli studenti dovranno già scegliere almeno cinque università in cui proseguire il percorso, in base ai risultati ottenuti e alla graduatoria nazionale che si formerà dopo i primi esami.
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Per gli esclusi c'è una seconda possibilità
In caso di mancato raggiungimento dei 18 CFU nel percorso di Medicina, per gli studenti nulla dunque andrebbe perso. Potranno continuare gli studi nel secondo corso di laurea scelto, mantenendo i crediti acquisiti durante il semestre filtro.
Sarà compito delle singole università decidere se riconoscere i crediti già ottenuti, oppure se richiedere integrazioni per poter continuare gli studi. Un altro aspetto interessante è che chi non vuole comparire nella graduatoria nazionale avrà la possibilità di ritirarsi prima della sua pubblicazione. Chi, però, sceglie questa strada perderà tutti i crediti ottenuti nel semestre filtro.
La gestione del numero di iscritti
La riforma comporterà anche diverse sfide per le università. La prima riguarda la gestione di un possibile numero elevato di studenti iscritti al primo anno, che richiederà una pianificazione attenta: gli atenei dovranno garantire che il numero di studenti per classe non vada oltre i limiti, ma al contempo dovranno organizzare corsi che siano in grado di sostenere un afflusso maggiore di matricole.
Anche nel caso in cui il numero di iscritti superasse la capacità ricettiva dell'ateneo, il decreto legislativo stabilisce che le università dovranno garantire modalità adeguate di erogazione della didattica, per esempio ricorrendo alle lezioni da remoto.
Rinforzare il sistema sanitario
Un altro ambizioso obiettivo che la riforma si pone sul lungo periodo, è quello di rinforzare il sistema sanitario nazionale. Con l’aumento graduale dei posti disponibili, fino a 30 mila posti in più nei prossimi sette anni, il numero di laureati in Medicina dovrebbe sensibilmente aumentare, rispondendo così alla carenza di medici in Italia.
Tuttavia, va segnalato che non tutti i corsi di laurea saranno coinvolti da questa riforma, perlomeno per il primo anno. I corsi di Medicina in lingua inglese e le università private continueranno a seguire le proprie modalità di selezione. Sebbene queste realtà potrebbero adottare il nuovo modello in futuro, per ora restano dunque escluse dalla modifica del sistema di ingresso.