La domanda di posti letto nelle residenze universitarie supera di gran lunga l’offerta: solo il 10% dei fuori sede trova soddisfazione
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I soldi non fanno la felicità. Un detto che vale anche per i fuorisede: nonostante il Ministero dell’Università abbia messo sul piatto oltre 1 miliardo di euro di fondi PNRR, per aumentare i posti letto negli studentati, la situazione resta drammatica.
A denunciarlo è l’Unione degli Universitari (UdU), che ha appena presentato un dossier denuncia il cui titolo è già un programma: “È tutto sbagliato”. Il portale specializzato Skuola.net ne ha ripercorso i principali passaggi, che partono da una constatazione desolante.
Solo il 5% degli studenti può risparmiare sul posto letto
Quale? I 900 mila fuori sede censiti dall’UDU potrebbero contare attualmente solo su 46.193 posti letto: appena il 5% del totale avrebbe quindi un tetto sulle spalle in uno studentato. Anche se considerassimo - come suggerisce di fare il MUR - come bisognosi di alloggio solo coloro che risiedono fuori regione, la copertura salirebbe a uno striminzito 10%.
E chi non riesce a salire sulla giostra? Deve per lo più vedersela con il mercato degli affitti privati, dove i prezzi medi di una singola stanza possono superare i 500 euro al mese. È così a Roma, con una singola che costa in media 505 euro. E a Milano, dove la mensilità da corrispondere si attesta, sempre per una singola, sui 637 euro di media.
Le città più "in crisi"
Questo perché nelle grandi città gli studenti spesso subiscono la concorrenza di turisti - con i loro redditizi affitti brevi - e lavoratori. Per fare qualche esempio: Milano, che ospita il numero più alto di iscritti che frequentano l’università lontano da casa - ne sono censiti 128.859 - mette a disposizione “solo” 5.587 posti in residenze universitarie, garantendo un tasso di copertura del 4,3%; a Roma, con oltre 69 mila studenti, la percentuale di soddisfatti, con 3.050 posti letto disponibili, è appena del 4,4%; mentre a Napoli scende addirittura all’1,5%, con 482 alloggi a fronte di una richiesta di oltre 30mila studenti fuori sede.
E se nelle città metropolitane la situazione è critica, esistono aree dove il problema assume tratti decisamente più contorti. A Ferrara, Cagliari e Ravenna le percentuali si attestano sotto il 2%. Altro esempio controverso è quello de L’Aquila dove, nonostante la ricostruzione post-sisma, la copertura degli alloggi per studenti si ferma allo 0,8%. A Campobasso e Teramo addirittura non esistono posti DSU, obbligando tutti gli studenti a trovare soluzioni abitative esclusivamente nel mercato privato.
Il PNRR non sembra funzionare
La situazione non sembra essere destinata a migliorare significativamente nei prossimi anni, nonostante 1,2 miliardi di fondi PNRR destinati alle residenze universitarie che, come annunciato dal MUR, dovrebbe portare alla creazione di 60mila nuovi posti letto entro il 2026.
Ad oggi, però, l’UdU ne conta appena 11.623. Un incremento che, a livello nazionale, porterebbe la copertura dal 5% al 5,5%: a Milano, si passerebbe dal 4,3% al 4,9%, a Roma dal 4,4% al 5,3% e a Napoli dall’1,5% al 2%. Un miglioramento quasi impercettibile.
Senza contare che il 95% degli 11 mila nuovi posti letto sarebbe, sempre secondo l’UdU, erogato da enti ecclesiastici e privati. I quali devono solo garantire tariffe ridotte del 15% per ottenere il finanziamento pubblico: in alcuni casi questi prezzi calmierati sono già inaccessibili per la maggior parte degli studenti.
Beffa nella beffa, l’UdU fa notare che i privati dovranno garantire tariffe calmierate e una riserva di posti del 30% per il diritto allo studio solo per 10 anni: dopodiché saranno liberi di gestire i posti letto come meglio credono.
Alcune inchieste giornalistiche hanno evidenziato come già oggi alcuni studentati privati - in estate - si stiano aprendo alle locazioni turistiche. E non è un caso nemmeno che grandi gruppi internazionali stiano entrando nel business degli studentati.