Doveva essere una delle grandi novità dell’esame di Stato riformato. Ma il calo drastico del monte ore obbligatorio e la sua scomparsa dai requisiti d’accesso alla maturità hanno fortemente depotenziato lo strumento Alternanza scuola lavoro
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L’alternanza scuola-lavoro, quello che doveva essere il ponte tra le scuole e le aziende, non solo ha cambiato nome ma è stata anche fortemente ridimensionata. Nonostante ciò, i nuovi “Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento” hanno aspettato al varco i maturandi del 2019, come una delle parti integranti del nuovo orale d’esame. Proprio a mille di loro Skuola.net ha chiesto di tirare le somme del loro triennio di alternanza. Un dato su tutti emerge con forza: almeno il 90% ha svolto tutte le ore obbligatorie previste per il proprio indirizzo; percentuale che sale al 95% se si prendono in considerazione solo i licei.
Alternanza scuola lavoro, con meno ore facile sforare
Nonostante, dunque, i cambiamenti avvenuti nell’ultimo anno - a partire dall’esclusione dai requisiti per l’ammissione all’esame – i “Percorsi” sono stati comunque completati dalla quasi totalità dei maturandi. Anzi, in molti casi si è andati ben oltre. Complice il taglio netto delle ore, che nel caso dei licei (passate da 200 ore a 90 ore minime obbligatorie) e degli istituti tecnici (passate da 400 a 140 ore minime obbligatorie) è stato più che altro un dimezzamento, i ragazzi non solo hanno finito in tempo, ma tra i 3 (nei Licei e negli Istituti Tecnici) e i 4 (negli Istituti Professionali) maturandi su 10 sono riusciti anche a svolgere ore in più rispetto a quelle stabilite.
I tirocini hanno tolto spazio alla preparazione per l'esame?
Proprio sulla base delle ore svolte, è stato chiesto ai ragazzi se tutte queste attività hanno poi influito sulla loro preparazione verso l’esame di Stato, sottraendo o meno spazio prezioso allo studio. Su questo punto i maturandi si dividono, ma è il no a prevalere: la maggioranza - circa il 58% dei ragazzi - afferma di aver potuto conciliare i due impegni, addirittura finendo l’ASL con largo anticipo (34%); mentre nel restante 42% dei casi, l’alternanza è stata più un ostacolo che un’opportunità, gravando abbastanza (24%) o moltissimo (18%) nell’economia delle ore dedicate allo studio pre-esame.
La relazione sull'Alternanza quasi ignorata dalle commissioni
Continuando a parlare di esami, come detto l’alternanza scuola-lavoro avrebbe dovuto costituire una parte integrante della nuova Maturità. A partire dal colloquio orale, tramite l’esposizione della relazione su uno dei progetti svolti dagli studenti durante i tre anni di ASL. Il condizionale però è d’obbligo. Perché, alla prova dei fatti, pur avendo più volte il Miur indicato come i “Percorsi” fossero uno dei tasselli dell’interrogazione, le Commissioni d’esame sono apparse poco attratte dall’argomento: secondo un altro recente sondaggio di Skuola.net, appena il 48% dei maturandi ha avuto l'opportunità di presentare la propria relazione nei dettagli, il 36% l’ha solo accennata, mentre il 16% non l’ha neanche tirata fuori dalla borsa.
La maggior parte dei percorsi è di almeno due settimane
Un peccato, considerando che nell’anno scolastico 2018/2019 tutti i maturandi hanno svolto almeno un’attività nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro, impiegando anche un numero considerevole di ore. Infatti la maggior parte (il 36%) è stato impegnato più di 15 giorni in una realtà lavorativa esterna al proprio istituto; il 33% invece si è assentato da scuola, causa ASL, tra i 2 e i 15 giorni; mentre il 4% ha speso fuori dalla propria classe non più di un giorno. Alla fine solo il 27% dei maturandi 2019 afferma di non essersi mosso dal complesso scolastico. Probabile che molti di questi avessero già completato il numero minimo di ore.
Le aziende private i luoghi che accolgono più studenti
Soffermandoci su chi è andato in Alternanza nell’ultimo anno scolastico, il 61% è entrato a contatto con almeno una realtà lavorativa, il restante 39% ha potuto conoscere e frequentare più contesti. Quasi la metà (42%) dei maturandi che si è spostata da scuola è stata accolta da aziende private, poco sotto (32%) troviamo la pubblica amministrazione; scarso l’appeal degli enti no profit (7%). Dati rassicuranti anche sotto il punto di vista dell’integrazione nei meccanismi lavorativi: al 35% dei ragazzi è stato coinvolto dal team aziendale collaborando ai compiti principali, a un altro 30% gli è stato mostrato (anche in pratica) come funzionava quel lavoro, il 20% si è dovuto accontentare della teoria. Solamente 1 su 5 è stato relegato a mansioni di contorno o messo ai margini.
Ripetere l'esperienza? I ragazzi si dividono
Nonostante ciò, quando si chiede loro di ripetere l’esperienza, i maturandi si dividono nuovamente. Trionfa il sì, ma con una maggioranza non troppo larga: chi vorrebbe ripetere la propria alternanza è “solo” il 56% dei ragazzi, contro un 44% che come responso si limita a un secco no. Questo senso di insoddisfazione potrebbe essere legato alla risposta che danno quando gli si chiede se questa esperienza li abbia effettivamente aiutati sulla strada dell’ingresso nel mondo del lavoro: solo il 35%, infatti, ha trovato nell’azienda in cui è stato ospite la volontà di continuare in futuro un percorso di inserimento all’interno del proprio organico.
Il vero problema è la scarsa adesione a studi e interessi personali
Ma, a fronte di tutto ciò, com’è stata vissuta l’alternanza negli ultimi tre anni dai diplomandi del 2019? Un 25% degli studenti intervistati la boccia senza possibilità d'appello, dichiarando la scarsa utilità dei progetti svolti. A far loro compagnia sono i 4 studenti su 10 che reputano questa esperienza “poco utile”. Mentre il 35% si dice pienamente soddisfatto. Queste risposte sono senza dubbio figlie della scarsa coerenza spesso riscontrata tra percorso di studi e interessi lavorativi futuri. Qui la percentuale di chi boccia le ore di ASL è abbastanza alta: il 30% afferma che i progetti sono stati del tutto slegati dagli studi, mentre 7 su 10 si dicono in parte (33%) e del tutto (37%) soddisfatti.