Il potenziamento delle esperienze lavorative per tutti gli alunni del triennio è una delle innovazioni introdotte dalla Buona Scuola, ma il 52% degli intervistati non lo ha mai provato
Il potenziamento dell’alternanza scuola – lavoro al triennio delle superiori, uno dei punti forti de La Buona Scuola, diventa realtà per molti,anche se non tutti respirano aria di azienda. L’obbligo di tirocinio scatta quest’anno per gli alunni del terzo anno e sembra che la svolta sia reale: solo il 14% degli studenti intervistati è rimasto a bocca asciutta. Purtroppo, il 52% di questi piccoli “stagisti” non ha passato nemmeno un giorno in azienda: l’alternanza si è svolta esclusivamente all’interno dell’istituto scolastico tramite percorsi formativi ad hoc come l’azienda simulata. È quanto emerge da un'indagine di Skuola.net su un campione di circa 2800 studenti iscritti al terzo anno di licei, istituti tecnici e professionali.
ALTERNANZA SCUOLA LAVORO, IL 'PRIMA' - Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? Di sicuro non manca l’ambizione. Se prima de La Buona Scuola gli studenti delle superiori che aderivano all’alternanza scuola-lavoro erano 270.000 (Dati Miur Job & Orienta 2015), quando la riforma entrerà a regime fra tre anni si raggiungerà quota 1.5 milioni. Quest’anno infatti l’obbligo scatta solo per gli studenti delle classi terze neo costituite, per poi estendersi gradualmente. Abbastanza certa anche la difficoltà delle scuole nell’attivare i progetti: al momento della raccolta dei dati, a Marzo 2016, la metà degli intervistati non aveva ancora iniziato l’alternanza ma lo avrebbe fatto entro la fine dell’anno scolastico, vacanze estive incluse.
RUSCONI: I RAGAZZI DEVONO FARE UNA FULL IMMERSION NEL LAVORO - “Sull’alternanza scuola lavoro siamo abbastanza indietro – conferma Mario Rusconi, vice presidente ANP, Associazione Nazionale Presidi – I licei sono i più in difficoltà, perché non hanno una tradizione alle spalle: per loro tutto è da cominciare ex novo. I tecnici e i professionali hanno una situazione migliore, ma il fatto che gli studenti siano spesso utilizzati in attività non pertinenti all’alternanza scuola lavoro, come emerge dai dati, sta indicare che va fatto un salto di qualità. Il ragazzo deve invece fare una full immersion nel mondo del lavoro, per imparare non solo gli aspetti più pratici, ma anche le principali regole del comportamento e della gestione dei rapporti gerarchici in ambito lavorativo. Non si deve poi dimenticare l’importante funzione di orientamento all’università o al mondo delle imprese”.
COSA HAI FATTO IN AZIENDA? - Un aspetto sicuramente da valutare non è solo la quantità ma la qualità dei percorsi. Il 28% di quelli che sono entrati in azienda afferma di aver lavorato con il team ai compiti principali. Risultato non male ma parzialmente oscurato dal racconto di un 1 teen su 10 che, invece, confessa di aver svolto mansioni di contorno: ha fatto le pulizie, le fotocopie, ma non il lavoro che probabilmente si aspettava di fare. È andata comunque meglio a una fetta più consistente degli intervistati: al 36% è stato spiegato e mostrato il lavoro, in maniera sia teorica che pratica, anche se questo non ha significato il suo coinvolgimento operativo nelle mansioni del team. Niente di concreto neanche per quel 16% circa che ha invece ricevuto solo nozioni teoriche, e ancora meno per quel 9% circa che dice: “Non ho fatto praticamente niente”.
LASCIATI SOLI - Questo senza contare che 1 studente su 5 non è stato affiancato da un tutor in azienda. E se circa il 43% degli intervistati ha potuto contare su di lui per tutto tempo passato al lavoro, il 36% circa ha avuto questa figura vicino a sé solo per una parte delle ore.
POVERI LICEALI - Andando a confrontare i dati per indirizzo di studio, si nota che ai liceali va un po’ peggio che agli altri: dei ragazzi del liceo che invece hanno partecipato al progetto, più della metà dice di averlo svolto interamente a scuola (55%) senza recarsi presso l’azienda, percentuali più basse ma comunque notevoli tra gli studenti dei tecnici (42%) e dei professionali (43%).
UN AIUTO PER TROVARE LAVORO? - Se lo scopo dell’alternanza scuola – lavoro è quella di “incrementare le opportunità di lavoro degli studenti”, l’obiettivo è stato raggiunto solo parzialmente. Più del 72% dei liceali non ha ricevuto dall’azienda la richiesta di restare in contatto per possibili opportunità di lavoro future, percentuale che scende (pur restando molto alta) al 52% circa degli studenti tecnici e al 43% degli alunni degli istituti professionali.
TOCCAFONDI: L'ALTERNANZA NON È SOLO IN AZIENDA - “Dopo 40 anni di oblio finalmente nel nostro paese si torna a parlare di rapporto tra scuola e mondo del lavoro grazie alla riforma de La Buona Scuola – afferma Gabriele Toccafondi, Sottosegretario Miur, commentando i dati di Skuola.net – Finalmente si è tornati a comprendere e percepire che entrare in contatto, fare un'esperienza lavorativa è scuola a tutti gli effetti e si fa il bene degli studenti. L' alternanza scuola-lavoro significa far fare esperienza diretta ai ragazzi, entrare in contatto con il mondo del lavoro. L'Alternanza non la si fa solo nelle aziende, ad esempio l'esperienza dell'azienda formativa simulata ci dice che il mondo del lavoro può entrare nella scuola e insegnare ai ragazzi come si diventa imprenditori, anche questo è fare esperienza. Dai dati si evince che non è percorso semplice, che non è semplice cambiare una mentalità di 40 anni e che per portare a regime l'alternanza occorre il lavoro e la collaborazione di tutti, partendo dal racconto e dalla testimonianza di quelle esperienze positive che hanno fatto e stanno facendo crescere i nostri giovani”.