L’Istat mostra come gli istituti si sono attrezzati nel post lockdown: sulle tecnologie grandi passi avanti, un po’ meno sull’accessibilità alle strutture. Un docente su 3 non è formato a dovere
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L’anno scolastico 2020/2021, seppur tra tante criticità, ha rappresentato una grande boccata d’aria soprattutto per una categoria di studenti: gli oltre 300mila alunni disabili (pari al 3,6% degli iscritti) che frequentano le nostre classi. E, ovviamente, per le loro famiglie. A mostrarlo è l’ultimo aggiornamento Istat del report “L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità”, che analizza proprio l’anno del post lockdown. Rispetto ai dodici mesi precedenti, infatti, scendono al 2,3% (il 3,3% nelle scuole del Sud) gli esclusi dalla Didattica a distanza, a cui si è fatto ampio ricorso anche nell’ultimo anno di scuola, specie per gli alunni più grandi. Per fare un rapido confronto, basti pensare che nel 2019/2020, a causa dell’improvvisa e traumatica chiusura totale degli istituti, sempre secondo l'Istat fu completamente tagliato fuori dalle lezioni online addirittura il 23%.
Come si sono organizzate le scuole per aiutare i disabili in Dad
Tornando sull’anno concluso a giugno 2021, la quota più consistente (41%) ha preso parte alla Dad al pari degli altri, ovvero con lezioni in collegamento con tutti i docenti (curricolari e per il sostegno) e insieme all’intero gruppo classe; per il 38% la scuola ha invece organizzato percorsi personalizzati con il coinvolgimento dei coetanei, al fine di evitare l’isolamento dal gruppo dei pari. Per questi studenti, nei periodi in cui la classe ha seguito le lezioni a distanza, la didattica si è svolta sempre in presenza con l’insegnante per il sostegno e con un gruppo ristretto di compagni anch’essi in presenza (25%) o collegati da remoto (13%).
Non sempre si riesce a stare assieme ai compagni di classe
Per la quota residua, purtroppo, non si è riusciti a garantire l’interazione con i coetanei: così, alla percentuale di alunni completamente esclusi dalle attività didattiche svolte a distanza, si aggiunge un 19% che ha fatto lezione con il solo insegnante per il sostegno, senza il coinvolgimento dei compagni e degli altri docenti.
Quali sono i motivi principali che hanno limitato la partecipazione degli alunni con disabilità alla didattica a distanza? In primis la gravità della patologia (26%), seguita dal disagio socio-economico, dalle difficoltà organizzative della famiglia (entrambi al 14%) e dalla mancanza di strumenti tecnologici adeguati (11%). C’è anche una quota meno consistente in cui il motivo dell’esclusione è riconducibile alla difficoltà nell’adattare il Piano Educativo per l’Inclusione (PEI) alla didattica a distanza (6%) e alla mancanza di ausili didattici specifici (2%).
Grandi passi avanti negli ultimi anni
Resta, comunque, il netto cambio di scenario. Certo, era praticamente impossibile fare peggio del quadrimestre forse più complicato della storia della scuola italiana (febbraio-maggio 2020). Ma quell’uno su 5 che, come minimo, ha fatto lezione con il solo insegnante per il sostegno ci dice che, di fatto, sono stati parzialmente recuperati quanti non avevano potuto fare neanche questo durante la prima fase dell’emergenza.
Inoltre, il dato sulla partecipazione dei disabili alla quotidianità scolastica è solo un effetto di quanto è stato fatto recentemente. Perché la pandemia ha impresso una spinta che ha portato a un miglioramento generalizzato della condizione di questi studenti. Come sottolinea il portale Skuola.net, gran parte degli indicatori crescono a un buon ritmo.
Accessibilità: meglio la tecnologia dell'edilizia
Alcuni esempi? Il 75% delle scuole dispone di postazioni informatiche adattate alle esigenze degli alunni con disabilità (seppur per 2 scuole su 3 il numero delle postazioni è insufficiente a soddisfare i bisogni di tutti). Pur essendo solo il 47% gli istituti che hanno queste postazioni direttamente nelle classi, facilitando l’inclusione, il loro numero è aumentato del 10% in tre anni. Il 98% si è detto soddisfatto delle richieste di dispositivi per seguire le lezioni a distanza.
Ovviamente il lavoro da fare è ancora tanto, specie dal punto di vista dell’accessibilità “fisica” alle strutture. Complessivamente è solo il 32% delle scuole ad essere accessibile per alunni con disabilità motoria. L’assenza di un ascensore o la mancanza di un ascensore adeguato al trasporto delle persone con disabilità rappresentano le barriere architettoniche più diffuse (45%). Frequenti sono anche le scuole sprovviste di servoscala interno (29%) o di bagni a norma (24,4%). Appena l’1% delle strutture, poi, dispone di ausili per gli alunni con cecità o ipovedenti, così come solamente il 16% ha segnalazioni visive per studenti con sordità o ipoacusia.
Scarseggiano i docenti specializzati
Ma l'anello debole della catena, probabilmente, sono i docenti da affiancare agli alunni disabili. Gli insegnanti per il sostegno che nell’anno scolastico 2020/2021 hanno operato nelle scuole italiane sono più di 191mila, poco più di 184mila nella scuola statale. Di questi, circa 65mila (il 34%) sono stati selezionati dalle liste curricolari, si tratta cioè di insegnanti che non hanno una formazione specifica, impegnati nelle classi frequentate da alunni con disabilità per far fronte alla carenza di figure specializzate.
Questo fenomeno è più frequente nelle regioni del Nord, dove la quota di insegnanti curricolari che svolge attività di sostegno sale al 44% mentre si riduce nel Mezzogiorno, attestandosi al 20%. Inoltre, la formazione sulle metodologie inclusive non è ancora molto diffusa: solo il 24% dei docenti curricolari ha partecipato a corsi di formazione su queste tematiche, quota che sale solo al 28% tra gli insegnanti per il sostegno.
Ma l'Istat segnala anche un altro aspetto importante. Il ritardo nell’assegnazione dell’insegnante per il sostegno. A un mese dall’inizio della scuola, infatti, circa il 20% degli insegnanti per il sostegno non risultava essere stato ancora assegnato. Tale quota sale al 27% nelle regioni del Nord-ovest e tocca le punte massime in Lombardia (29%) e Liguria (34%).