Quanti studenti stranieri ci sono nelle nostre aule? Secondo gli ultimi dati ministeriali, in un caso su 15 si supera la quota massima attuale del 30%. E in alcune regioni si va ben oltre
Il leader della Lega, Salvini, dopo la vicenda della scuola di Pioltello chiusa “per Ramadan”, ha ribattuto proponendo di mettere un tetto alla presenza di alunni stranieri nelle nostre classi più basso di quello previsto oggi, fissandolo al 20%. Tagliando di netto la quota attuale del 30%, che peraltro è ulteriormente estendibile in presenza di studenti più integrati dal punto di vista linguistico. Un’idea, quella di Salvini, che ha trovato d’accordo anche il ministro dell’Istruzione e del Merito, Valditara.
Quanti alunni stranieri ci sono nelle nostre classi?
Ma oggi qual è la situazione? Il portale specializzato Skuola.net ha fatto il punto analizzando l’ultimo report ministeriale disponibile sul tema, relativo all’anno scolastico 2021/2022: le situazioni di sovraffollamento di alunni di origine non italiana sono un po’ ovunque. A livello nazionale, il 6,8% delle classi - circa uno su 15 - ha un quota di stranieri superiore al 30%. Con un picco ulteriore dell’11,2% nella scuola primaria. Inoltre, va annotata la costante crescita del fenomeno: il dato era del 5,3% fino a poco più di cinque anni fa. E in alcuni casi potrebbero esseri più gli studenti stranieri di quelli autoctoni: nel 3,3% delle classi rappresentano oltre il 40% degli alunni.
Proprio la Lombardia - regione di appartenenza dell’istituto della discordia (Pioltello è vicino Milano) - è una delle aree in cui la concentrazione di scuole oltre la soglia indicata dal Ministero è più evidente: accade nel 14% delle classi, ovvero una su 7. Prima della Lombardia c’è solo l’Emilia-Romagna (17,4%). Anche se poi, in termini assoluti, la Lombardia sale in testa alla classifica, con 1.100 classi in cui il numero di alunni di cittadinanza non italiana supera il limite raccomandato (l’Emilia-Romagna ne ha 599).
Percentuali a doppia cifra anche in Veneto (11,3%, pari a 484 scuole) e Liguria (12%); ma in quest’ultimo caso, in termini assoluti, tali situazioni non sono tantissime. Alta la quota anche in Piemonte (9,8%), Toscana (9,7%) e in Friuli Venezia Giulia (9,6%). Di contro, i contesti da questo punto di vista meno esposti risultano essere la Sardegna (0,5% di classi con più del 30% di alunni di stranieri), la Puglia (0,9%), la Campania (1,2%), la Basilicata e il Molise (entrambe all’1,3%).
Si può davvero mettere un tetto alle iscrizioni?
Oltre al puro dato numerico, poi, c’è da considerare la legge vigente. Secondo cui, soprattutto se parliamo di scuola dell’obbligo, non si può rifiutare la domanda di iscrizione per motivi “migratori”. Al contrario, si impone di accoglierla e di smistarla negli istituti del territorio in cui vive l’utenza. Il che vuol dire che questo limite spesso e volentieri viene superato.
“Gli alunni di cittadinanza non italiana rappresentano il 10% della nostra popolazione scolastica: 872.000 studenti, che chiaramente non si prendono la briga di distribuirsi in maniera uniforme sul territorio nazionale. Il che vuol porta a trovarsi di fronte a situazioni in cui rappresentano la maggioranza o quasi degli studenti per classe, cosa che accade in un caso su 25, oppure in realtà in cui non ce ne sia nemmeno uno, come avviene in un caso su 5. In alcuni territori la composizione della popolazione scolastica riflette quella della popolazione che ne compone il bacino d’utenza, il che rende molto complesso rispettare le attuali quote di presenza massima consigliate degli alunni di origine non italiana”, così Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.