Per gestire le domande d’iscrizione in eccedenza, non pochi presidi hanno deciso di selezionare i loro studenti attraverso l’implementazione dei test d’ingresso
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Il Test d’Ingresso approda alle scuole superiori. Non si tratta di una proposta, ma di un criterio introdotto da diverse scuole superiori per mettere un freno alle numerose domande d’iscrizione pervenute. Peccato che in realtà i dirigenti scolastici non possano selezionare in questo modo gli studenti. A specificarlo è una circolare ministeriale di qualche settimana fa in cui il Ministero dell’istruzione ha descritto i motivi per i quali le scuole possono rifiutare o meno un’iscrizione.
ISCRIVERSI, MA ENTRO CERTI LIMITI A firmare la circolare poco prima del via alle iscrizioni online è stata il Direttore generale, Carmela Palumbo specificando che: “Le domande di iscrizione sono accolte entro il limite massimo dei posti complessivamente disponibili nella singola istituzione scolastica, limite definito sulla base delle risorse di organico e dei piani di utilizzo degli edifici scolastici predisposti dagli Enti locali competenti. L’Amministrazione scolastica deve garantire in ogni caso, soprattutto per gli alunni soggetti all’obbligo di istruzione, la fruizione del diritto allo studio attraverso ogni utile forma di razionalizzazione e di indirizzo a livello territoriale”.
I CIRTERI PER RIFIUTARE LE DOMANDE DI ISCRIZIONE Insomma, le scuole possono accogliere tante iscrizioni quanti sono i posti disponibili facendo il possibile per garantire il diritto allo studio degli studenti. Nel caso in cui le domande d’iscrizione siano in eccedenza rispetto i posti resi disponibili dalle scuole, la circolare specifica anche quali sono i criteri a cui le scuole si devono attenere per la selezione dei loro studenti: “Le scuole procedono preliminarmente alla definizione dei criteri di precedenza nella ammissione, mediante apposita delibera del consiglio di istituto, da rendere pubblica prima dell’acquisizione delle iscrizioni […] Pur nel rispetto dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, i criteri di precedenza deliberati dai singoli Consigli di istituto debbono rispondere a principi di ragionevolezza quali quello della viciniorietà della residenza dell’alunno alla scuola o quello costituito da particolari impegni lavorativi dei genitori. In quest’ottica, l’eventuale adozione del criterio dell’estrazione a sorte rappresenta, ovviamente, l’estrema “ratio”, a parità di ogni altro criterio”.
TEST D’INGRESSO ALLE SUPERIORI Vicinanza della residenza del ragazzo alla scuola, particolari impegni lavorativi dei suoi genitori e, in casi davvero estremi, l’estrazione a sorte. È chiaro che quello dei meriti scolastici non rientra per nulla negli esempi portati dal Ministero. Tuttavia non sembra essere dello stesso parere Cristina Bonaglia, preside dell’Istituto tecnico e liceo delle scienze applicate Fermi di Mantova: “Siamo oltre i trenta alunni per ognuna delle nostre sei prime, troppi. Faremo come all'università: prova d'ammissione e numero chiuso. Useremo il criterio della meritocrazia come ha già deciso il consiglio d'istituto. Invito i genitori a non allarmarsi”.
PROVE DI AMMISSIONE GIÀ A 10 ANNI Ma quello dell’istituto Fermi di Mantova non è l’unico caso in cui i test d’ingresso diventano un mezzo per selezionare gli studenti migliori all’interno delle scuole. Addirittura, c’è chi questo strumento lo utilizza anche nel momento in cui gli studenti devono passare dalla quinta elementare alla prima media. È il caso della scuola Altiero Spinelli di Torino dove, dal 2007, chi vuole arrivare in prima media deve conoscere a soli 10 anni i pronomi personali e gli aggettivi possessivi in almeno due lingue straniere.
VIA ALLE POLEMICHE Inutile dire che se i test d’ingresso danno vita a numerosi polemiche quando si tratta di università, quando vanno a toccare degli studenti in età dell’obbligo le proteste si moltiplicano. Per questo la Cgil è già sul piede di guerra: “Siamo pronti a denunciare le scuole che allestiscono test d'ingresso per le prime superiori. Siamo in piena scuola dell'obbligo e ogni criterio meritocratico, qui, è solo un danno per gli alunni”.