Sono sempre di più i laureati che, pur di lavorare, cambiano il proprio profilo omettendo la propria carriera universitaria, specializzazioni e titoli post-laurea.
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Il curriculum vitae è il biglietto da visita dei giovani che cercano lavoro dopo la laurea, e rimaneggiare il proprio curriculum vitae sta diventando una pratica sempre più comune, al punto che oggi i laureati presentano curriculum dal taglio diverso a seconda del profilo richiesto. La tendenza è quella di omettere i titoli dal curriculum per non rischiare di avere un profilo “troppo qualificato”.
IL TITOLO CHE PENALIZZA
Succede a chi è appena uscito dall’università, ma anche a chi ha ottenuto titoli post - laurea o ha affrontato l’esame di stato per la professione: non riuscire a trovare un lavoro perché troppo qualificato. Per le posizioni di alto profilo, infatti, sono gli anni di esperienza lavorativa, che spesso mancano a chi ha studiato, ad essere la condizione per l’assunzione, mentre per posizioni lavorative medie o basse gli studi appena affrontati possono rappresentare uno svantaggio ed è privilegiata la giovanissima età dei neo - diplomati.
TROPPE PRETESE?
Il problema sono le prospettive e i costi. Le aziende, infatti, non considerano l’alta formazione come un valore aggiunto per quei profili per cui basterebbe un diploma, perché “ il datore di lavoro non investe su chi ha un titolo perché appena trova un posto più in sintonia con gli studi potrebbe mollare l’incarico o pretendere uno stipendio più alto”, dice Maurizio Crippa, dirigente della Cgil Nidil di Milano. Ecco il circolo vizioso che affligge i neo-laureati: servono esperienze lavorative, ma diventa sempre più difficile accumularle.
PERSONALITA' MULTIPLE
La reazione più comune è quella di cambiare il proprio curriculum a seconda della posizione per la quale ci si candida. La tendenza tra i neo-laureati non è però di “gonfiare” il proprio curriculum, ma di omettere l'alta formazione: l’esigenza infatti è quella di poter cominciare dal basso per accumulare esperienza, o di guadagnarsi da vivere rinunciando a carriere altisonanti, con un po’ di rassegnazione.
DONNE E UMANISTI, VIA LA LAUREA DAL CURRICULUM
La responsabile di Informagiovani di Cremona, Maria Carmen Russo, spiega che “chi è costretto a cancellare i titoli sono soprattutto le donne con una laurea in Lettere, Sociologia, Comunicazione o Scienze Politiche”. In più, omettere di aver conseguito la laurea è un fenomeno più comune al nord, perché al centro e al sud “ le aziende non storcono il naso se il ragazzo è laureato: il mercato del lavoro è ancora più fermo che al nord e tutto fa brodo” . Queste parole Andrea Fusco, direttore del Centro Impiego della provincia di Roma, suggeriscono che, in queste realtà, le cose vanno anche peggio: una laurea in più o in meno non fa neanche la differenza.