Nessuna modifica alla norma del nuovo Decreto Lavoro che prevede incentivi per le aziende che assumano giovani disoccupati privi di diploma. Il colpo di grazia alla meritocrazia?
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Non si prospettano tempi buoni per i neo diplomati, come anche per i dottori che vagano per la Penisola ormai da mesi alla ricerca disperata di un impiego. Il nuovo Dl del Ministro Giovannini prevede, infatti, un incentivo di 650 euro mensili per le aziende che assumono giovani fino ai 29 anni compiuti. Il requisito fondamentale di cui devono disporre i candidati all’assunzione è quello di non avere un diploma di studi superiore. Insomma, va bene combattere la disoccupazione giovanile, ma è davvero giusto favorire i ragazzi senza titolo di studio anzichè i meritevoli che hanno faticato tanto per ottenerne uno?
CIRCOSCRIVERE IL FENOMENO DEI NEET
Una norma, quella stabilita dal Decreto Legge, che mira chiaramente a garantire un’assistenza ai giovani maggiormente disagiati e provenienti da ambienti e situazioni particolarmente difficoltose. E così, le Commissioni Lavoro e Finanze del Senato non hanno presentato emendamenti relativamente a questo punto. L’incentivo alle assunzioni consta di 800 milioni di euro complessivi, di cui 500 destinati al Meridione, e 300 al resto d’Italia. Un aiuto davvero consistente quello predisposto dal neo Ministro del Lavoro, orientato alla circoscrizione del negativo fenomeno dei Neet, i giovani che non studiano e non lavorano.
DISOCCUPAZIONE TRA LAUREATI
Il fenomeno della disoccupazione, tuttavia, miete vittime soprattutto tra i giovani laureati. Nel 2012 la quantità dei disoccupati tra le file dei dottori è arrivata al 22,9%: vale a dire che oltre 1 laureato su 5 non ha un lavoro. Dal recente rapporto Excelsior-Unioncamere relativo alle previsioni di assunzione dell’ultimo trimestre, risulta che solo l’8% dei laureati ha trovato un impiego, mentre è andata meglio ai diplomati: il 43% di questi è stato assunto.
MERITOCRAZIA A RISCHIO?
I depositari di titolo di studio in balìa della spietata crisi occupazionale, a causa di questo criterio normativo non possono che sentirsi in qualche modo svantaggiati e non ripagati dei sacrifici profusi nel loro percorso di studi. Infatti, sebbene le categorie più deboli vadano aiutate, agli occhi di molti la lotta alla mancanza di occupazione dovrebbe essere combattuta su più fronti, includendo nella politica degli incentivi alle assunzioni anche tutti coloro che hanno faticato per potersi perfezionare. Diversamente il messaggio che sta rischiando di passare è che è inutile, se non addirittura dannoso, dedicarsi alla scuola e investire tempo e denaro negli studi. Insomma, non è un caso se tra i neo dottori si sia affermata ultimamente la tendenza di omettere dal proprio curriculum vitae lauree, master e altre specializzazioni. Titoli altamente qualificanti che, nella normalità dei fatti, sarebbero dei requisiti aggiunti, degli stimoli all’assunzione, e che invece stanno diventando degli ostacoli all’ottenimento di un posto di lavoro.