università di Perugia

Esami superati: così Maria Rita Lorenzetti raccomandava gli universitari

Dopo lo scandalo de La Sapienza arriva un’altra storia di raccomandazioni universitarie. Protagonista stavolta è Maria Rita Lorenzetti, ex presidente Pd della regione Umbria, che aiutava gli studenti a prendere 30. Ma chi sono questi raccomandati?

02 Ott 2013 - 15:03
 © Ansa

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Prendere 30 ad un esame senza preoccuparsi di studiare. È quanto accaduto ad alcuni studenti dell’università di Perugia. Talento naturale? Q.I. altissimo? No, solo una raccomandazione che, stavolta arriva dall’esterno. Infatti, a fare qualche giro di telefonate, era Maria Rita Lorenzetti, ex presidente Pd della Regione Umbria e, all’epoca dei fatti, presidente di Italferr. Ora è agli arresti per associazione a delinquere e corruzione nell'inchiesta sui lavori del passante Tav di Firenze.

LO STUDENTE CHE DEVE ARRIVARE PRIMA Ad aiutare la Lorenzetti la sua amica, Gaia Grossi, ordinaria di Chimica generale all'università di Perugia e suo ex assessore alle Politiche sociali alla Regione Umbria. Sarebbe stata proprio quest’ultima ad intercedere presso il rettore dell’Università di Perugia e fare in modo che lo studente superasse brillantemente l’esame. Studente che, stando alle parole dell’ex presidente, non era un figlio di papà, ma solo un ragazzo che frequentava la facoltà di Odontoiatria e che aveva bisogno di aprire velocemente uno studio, ma aveva paura che uno studente più danaroso di lui lo battesse sul tempo. "Noi siamo concrete e pratiche, senza tante seghe – diceva la Lorenzetti alla Grossi - Insomma, questa è l'ansia di chi dice: ‘Io non è che sono figlio di papà, sono uno normale che però sto più avanti di quest'altro, allora vorrei arrivare prima’".

RACCOMANDATO, QUESTO SCONOSCIUTO E puntualmente lo studente ce la faceva riuscendo ad accaparrarsi un bel 30 sul libretto. Insomma, dopo lo scandalo della scuola di specializzazione di cardiologia de La Sapienza di Roma, si continua a parlare di raccomandazioni. Ma chi sono questi raccomandati? Sono davvero figli di papà che non hanno voglia di studiare e che vanno avanti con il portafogli dei genitori? Forse, ma non sempre. A dirlo stavolta è uno studente stesso, amico del ragazzo vincitore del concorso pubblico della scuola di cardiologia de La Sapienza perchè accompagnava il prof in macchina: “Il cosiddetto autista del professore – racconta l’universitario – è lo studente con la media più alta del mio corso, una persona davvero in gamba che, emigrata da Lamezia Terme a Roma, indisponibile ad una nuova fuga, è stato costretto a lavorare come uno schiavo in reparto e, quindi, ad abbassarsi al ruolo di autista”.

PROF SFRUTTATORI Ma questa non è l’unica storia di sfruttamento dei docenti universitari che conosciamo. Purtroppo le università sono piene di insegnanti che promettono posti in concorsi e posizioni allettanti agli studenti in cambio del loro lavoro non retribuito. Studenti che svolgono ricerche che firmeranno i loro professori, che li sostituiscono ovunque, anche in convention fuori città e senza essere rimborsati e che, pur di farcela a fare il mestiere che hanno sempre sognato e per il quale si sono tanto impegnati, arrivano a fare anche i lavori più umili: pulire lo studio del docente o, per l’appunto, accompagnarlo in auto tutte le mattine. E se gli studenti si ribellano a questo trattamento sono fuori, via. Tanto ce ne sono tanti altri disposti a sgobbare al loro posto.

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