Una ragazza che era stata beccata a copiare dal suo smartphone durante la Maturità ha fatto ricorso al Consiglio di Stato riuscendo a salvare l’esame a rischio
© Ansa
Beccata a copiare alla Maturità e per questo esclusa dalla prova, è stata riabilitata poi in un secondo momento. Accade a una studentessa campana che, dopo aver rischiato di giocarsi l'anno decisivo, ha visto il Consiglio di Stato darle ragione. Il motivo? Sembrerebbe proprio che, ancor prima dell'esame, debba essere valutato il percorso scolastico. E quello della studentessa in questione era davvero eccellente. Insomma, vietato copiare, ma da caso a caso.
IL FATTO Un esame di Maturità come tanti altri, quello che ha per protagonista la giovane studentessa che, tuttavia, l’ha rischiata brutta. Dopo esser stata sorpresa a copiare un intero passo dal suo smartphone, evidentemente mal nascosto sotto il proprio banco, la giovane è stata prontamente sospesa dalla Commissione d’esame. Provvedimento motivato dall’art.12 comma 5 dell’Ordinanza Ministeriale N°41/2012, che cita letteralmente “I candidati saranno pertanto invitati a consegnare alla commissione, nei giorni delle prove scritte, telefoni cellulari di qualsiasi tipo (comprese le apparecchiature in grado di inviare fotografie e immagini), nonché dispositivi a luce infrarossa o ultravioletta di ogni genere. I candidati medesimi saranno avvertiti che nei confronti di coloro che fossero sorpresi ad utilizzare le suddette apparecchiature è prevista, secondo le norme vigenti in materia di pubblici esami, la esclusione da tutte le prove”.
IL RICORSO La ragazza, tuttavia, non ha digerito la sanzione e così, in un primo momento, si è rivolta al Tar della Campania. Quest’ultimo, tuttavia, ha respinto l’istanza della studentessa. Motivazione: anche negli esami di Stato possono essere applicate le sanzioni previste nei concorsi pubblici, con particolare rilievo per ciò che riguarda il DPR N°323/1998 all’art.13.
LA LEGGE A FAVORE DEI COPIONI? Ma è proprio la legge a salvare l’astuta maturanda. Quest’ultima, infatti, decisa a non arrendersi, si è rivolta, tramite il proprio legale, al Consiglio di Stato. E quello stesso articolo di legge che sembrava condannarla alla sconfitta, colpo di scena, la salva in extremis. Infatti la difesa, in ricorso d’appello, ha evidenziato il carattere non vincolante della sanzione in questione, e ha messo in rilievo come proprio quel famoso art.13 del DPR N°323/1998 rappresentasse l’ancora di salvezza per la giovane.
PERCORSO SCOLASTICO: VALE PIÙ DELL’ESAME Infatti l’art.13 al comma 1 specifica che la valutazione dell’esaminando deve essere calcolata sulla base di un insieme di elementi, come il curriculum scolastico e le competenze acquisite durante il percorso di studi. Essendo la ragazza una studentessa modello, di quelle che hanno ottenuto negli anni dei risultati eccellenti, questa realtà non ha potuto non incidere nella valutazione finale della stessa. Così la Corte ha annullato la sentenza del Tar dando ragione alla giovane maturanda che, trionfante, ha salvato il suo esame di Maturità.