Nell’ultimo triennio la percentuale di bocciature all’esame non ha superato lo 0,2%. Molto più difficile, a parità di condizioni, ottenere il ‘lasciapassare’ del consiglio di classe
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La bocciatura alla Maturità? Uno scenario remoto, ma certo non impossibile. Il fallimento all’esame di Stato è uno degli incubi più ricorrenti per i maturandi, anche se poi la realtà dei fatti è ben diversa. Semmai, molto più “facile” - ovviamente con le dovute proporzioni - è essere fermati a un passo dall’appuntamento finale. A dirlo sono i numeri delle precedenti edizioni, che fanno capire come fallire al cospetto delle prove d’esame sia un evento raro.
Nel 2023, ad esempio, la percentuale dei bocciati fu dello 0,2%: il 99,8% dei maturandi, quindi, ottenne il diploma senza particolari intralci. Anche negli ‘anni pandemici’, teoricamente i più turbolenti per la preparazione degli studenti, il trend è stato più o meno simile: nel 2022 e nel 2021, i bocciati dopo l’esame furono rispettivamente lo 0,2% e lo 0,1%.
Si è trattato di una sorta di “condono” implicito attuato dalle commissioni in considerazione delle difficoltà affrontate nel post Covid? Niente affatto: l’origine del fenomeno affonda le radici ancora più indietro nel tempo. Il portale Skuola.net ha raccolto i risultati delle precedenti edizioni della Maturità, nel tentativo di ricostruire lo storico delle bocciature e delle non ammissioni dell’esame.
La ‘serie positiva’, infatti, dura almeno dal 2017: in quell’anno il tasso di fallimento sfiorò lo 0,5%. A ulteriore conferma del fatto che, a prescindere dall’entità delle prove, alla Maturità si boccia molto poco.
Il vento però non ha sempre soffiato a favore di ragazze e ragazzi. In passato, le commissioni d’esame erano decisamente meno benevole, facendo registrare un più alto tasso di fallimento all’esame.
L’esame di Maturità non è più selettivo come un tempo: da anni i bocciati sono a quota zero virgola…
Ci fu un’era in cui l’esame di Maturità si è mostrato in tutta la sua complessità. Emblematico, in questo senso, il caso della Maturità 2007: all’epoca la percentuale dei bocciati fu del 2,1%. Un risultato favorito anche dalla mancanza dello sbarramento, in fase di ammissione, della prima versione della nuova Maturità targata Luigi Berlinguer.
Successivamente, il conseguimento del diploma passa soprattutto per lo scrutinio del Consiglio di classe al termine del quinquennio di scuola. Se, infatti, la bocciatura è oggi uno scenario altamente improbabile, lo stesso non si può dire per l’ammissione all’esame.
I dati degli ultimi anni parlano chiaro: nel 2017 i bocciati prima della Maturità furono il 3,9%, nel 2018 il 4%, nel 2019 il 3,9%. Nel 2021 e nel 2022, poi, i docenti dei consigli di classe furono costretti a far ripetere il quinto anno, rispettivamente, al 4% e al 3,8% degli studenti. il Un lasciapassare, quello del Consiglio di classe, che nel periodo pandemico è stato dato con maggior parsimonia probabilmente a causa delle lacune accumulate durante l’emergenza sanitaria. Anche nel 2023, però, con il ritorno alla normalità, più di qualche studente evidentemente non aveva recuperato i requisiti minimi per sostenere l’esame, visto che la percentuale di non ammessi si è aggirata intorno al 3,6%.
Maturità, più facile prendere il massimo che non il minimo
Una volta superata la ‘scrematura’ all’ingresso, invece, la strada è in discesa. Non a caso non sono poi così pochi quelli che raggiungono il massimo dei voti: il 7,3% dei diplomati nel 2023 ha raggiunto il punteggio massimo di 100/100, a cui si aggiunge un 2,7% che si è portato a casa anche la lode. Gli studenti eccellenti sono quasi 1 su 10, mentre quelli che arrivano al minimo sindacale di 60/60 sono solo 1 su 20.
Certo, siamo lontani dai risultati record maturati durante il periodo pandemico: le facilitazioni alla formula d’esame, giustamente introdotte per tenere conto delle lacune degli studenti, all’epoca inflazionarono i voti. Solo per avere un termine di paragone, i “centini” sono stati ben il 9,4% nel 2022 e il 13,5% nel 2021, quando le prove scritte furono inglobate nel famoso maxi-orale.
Una passeggiata in confronto alla Maturità pre-pandemica, quella del 2019, quando debuttò la doppia materia in seconda prova e la prova orale si svolgeva tramite il famigerato sorteggio delle buste. Non a caso, in quell’edizione, solo il 5,6% dei candidati ottenne il massimo dei voti, a cui va aggiunto un ulteriore 1,6% che al 100 ottenne anche la lode.
Ha senso ancora sostenere l’esame di Maturità?
“Se entro in tabaccheria e gioco due numeri al lotto su una singola ruota ho più probabilità di vincere rispetto a quelle che ha un maturando di essere bocciato all’esame di Maturità: 0,25% contro lo 0,2% dei bocciati nel 2023. Allo stesso modo, gli studenti che si diplomano con il massimo dei voti sono il doppio di quelli che conseguono il minimo. L’esame di Maturità, per quanto articolato, è comunque destinato a copiare gli esiti degli scrutini finali. Nei quali, effettivamente, chi non merita di portarsi a casa il diploma viene fermato prima di tentare chance dell’esame finale. Perché la bocciature alla fine delle lezioni è un evento assolutamente più frequente, nell’ordine del 4% dei candidati. Il che pone l’interrogativo: che valore ha l’esame di Maturità? Stando ai dati, più di rito di passaggio che di prova di selezione o valutazione”, così Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.