Si spacca a metà il mondo studentesco sulla questione bocciature alla fine di quest’anno scolastico. Contro ogni aspettativa, prevale leggermente (56%) chi si schiera con il MI, che non sembra intenzionato a ripetere il "salvacondotto" del 2020
Istituto Comprensivo Parco della Vittoria sede Col di Lana, Roma © Ansa
È quasi sicuro che, alla fine di quest'anno scolastico, torneranno le bocciature. Dopo il 'tutti ammessi' del 2020, dovuto al lungo lockdown di primavera e al traumatico passaggio alla didattica a distanza, il destino degli studenti torna nelle mani dei Consigli di classe. Ma i ragazzi, a differenza degli adulti, non sembrano farne un dramma. Anzi, la maggior parte di loro si mostra favorevole al ripristino di una qualche forma di selezione. A segnalarlo un sondaggio effettuato dal portale Skuola.net su 2.500 alunni di scuole medie e superiori.
Studenti spaccati a metà
In realtà, quella che emerge, è una spaccatura pressoché netta. È come se, all'interno degli istituti, si fronteggiassero due partiti. In vantaggio, come detto, ci sono quelli che seguono la linea sinora adottata dal ministero dell'Istruzione: il 56% (ma alle scuole medie si sale ulteriormente) è d'accordo sul ritorno delle bocciature. A fronteggiarli, a poca distanza (44%), quelli che si oppongono a tale scenario. Resta il fatto, però, che l'ostruzionismo alla decisione del MI non è così compatto come ci si sarebbe potuto attendere seguendo il dibattito di questi giorni. Tutt'altro.
L'impegno va premiato
È soprattutto la valorizzazione dell'impegno l'aspetto che spinge così tanti ragazzi a schierarsi a favore di veri scrutini di fine anno. Per oltre due terzi di loro (68%), infatti, chi aveva voglia di studiare ha continuato a farlo anche durante la difficile convivenza con la Dad e, quindi, non sarebbe giusto se venisse riservato lo stesso trattamento indistintamente a tutti gli studenti. Ancora più duro il 16%, secondo cui 'fermare' gli alunni più in difficoltà potrebbe essere quasi un bene, per aiutarli a recuperare le lacune accumulate nell'ultimo anno. Mentre per circa 1 su 10 sarebbe un errore promuovere tutti perché la Dad, quest'anno, non ha inciso così profondamente sul rendimento rispetto a dodici mesi fa.
I docenti valutino caso per caso
Così Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net: “La Dad, con tutte le sue limitazioni, ha portato avanti il lavoro di studenti e professori da almeno un anno. Comprensibile che chi ha dato il massimo voglia vederlo riconosciuto. Sappiamo, però, che non tutti hanno avuto le medesime possibilità in questi mesi difficili: problemi di connessione, scarsa disponibilità di spazi o di device, problemi familiari o legati all’emergenza sanitaria non possono non essere considerati. Sarebbe giusto, quindi, dare alle scuole e ai docenti la possibilità di decidere autonomamente sugli esiti di fine anno, non precludendo la via di eventuali deroghe sui requisiti di ammissione all’anno successivo quali quelle che sono già previste, ad esempio, per l’esame di maturità.”
Troppe complicazioni a causa della Dad
Le tesi portate avanti dai 'nemici' delle bocciature, invece, ruotano in particolar modo attorno ai risvolti psicologici legati alla chiusura a singhiozzo delle scuole e, in generale, al momento che stiamo vivendo: per il 48%, nell'ultimo anno, ci sono state troppe difficoltà dal punto di vista emotivo e mentale per portare a un giudizio obiettivo da parte dei professori. Per il 30%, invece, la colpa è proprio della didattica a distanza, che ha impedito di rendere come sarebbe avvenuto in classe. Il 18%, però, allarga il discorso e chiama in causa chi ha gestito l'emergenza cosicché, ora, non vuole rischiare di pagare per responsabilità estranee alla sua volontà.
Le cose possono ancora cambiare
Voci, queste ultime, che potrebbero ancora essere ascoltate. In teoria il Ministero farebbe in tempo a emanare un'ordinanza che riproponga la promozione collettiva. Una notizia che, a quel punto, verrebbe accolta con gioia anche da molti studenti 'pro-bocciature': è il 55% a sperare che andrà a finire così (pur essendo scettico che possa accadere), un altro 10% è addirittura sicuro che ci sarà un ripensamento. Solo 1 su 3 continuerebbe a sostenere fermamente che le bocciature siano necessarie.