Il ministro dell'Istruzione parla anche di Maturità: "Invalsi e Alternanza scuola-lavoro restano, ma non saranno requisito d’esame"
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Rimettere lo studente al centro del sistema didattico: è la missione, neanche troppo sottintesa, del ministro dell’Istruzione Marco Bussetti. Un obiettivo che emerge in molti passaggi della lunga intervista rilasciata a Skuola.net. Il responsabile del Miur, ospite della Skuola|Tv, ha risposto ai tanti dubbi che i ragazzi hanno maturato negli ultimi mesi. Esami di Stato, alternanza scuola lavoro, test d’ingresso: il nuovo Governo ha avviato un radicale processo di riforme che lascia aperti tanti scenari. Ed è proprio partendo dalle oltre 1300 domande fatte dai ragazzi (raccolte da Skuola.net nelle settimane scorse), in una sorta di interrogazione al contrario, che il Ministro ha cercato di fare un po’ di chiarezza.
Un processo di rinnovamento che inizierà presto; già dalla Maturità 2019. Eliminando parte delle modifiche ereditate dal precedente Governo. Via l’obbligatorietà dell’alternanza scuola lavoro e delle prove Invalsi per l’accesso alle prove finali. Non solo un rinvio, quindi: un assetto destinato a restare tale anche negli anni a venire: “La traccia è segnata, si proseguirà sicuramente in questo senso”. La logica? La spiega direttamente il Ministro: “Mettere l’alternanza al centro di un esame di Stato – dice Bussetti - ci è sembrato poco rispettoso del percorso curricolare dei ragazzi, che li ha visti impegnati soprattutto sulle materie scolastiche. L’alternanza come aspetto utile al colloquio può andare, ma nulla di obbligatorio”. Stessa cosa si può dire per i test Invalsi, “poco utili a valutare il singolo studente, più adatti ad avere dei parametri di confronto, per capire lo stato delle competenze e conoscenze e migliorare eventualmente le metodologie didattiche”.
A proposito di alternanza, ha fatto notizia il taglio netto operato in Legge di Bilancio al monte ore previsto per i progetti di tirocinio: “Abbiamo deciso di abbassare la quota minima – ribadisce il Ministro - non quella massima. Se un istituto vuole aumentare il numero di ore liberissimo di farlo, l’importante è che siano previsti percorsi di qualità e soprattutto coerenti con il percorso di studi”. Bussetti riporta anche la sua esperienza personale: “Prima di fare il ministro facevo il quello che un tempo si chiamava il provveditore, ho vissuto direttamente situazioni in cui le scuole dovevano districarsi tra mille ostacoli per rispettare le ore previste dalla ‘Buona Scuola’; a volte è stato davvero impegnativo, si è generata tanta confusione”. Curiosità: il minimo comun denominatore del nuovo assetto è il numero 30 (le ore di una settimana di scuola): “per consentire alle scuole di concentrare l’alternanza in una settimana” (soprattutto al liceo, dove si potranno spalmare le 90 ore previste in una settimana all’anno nell’ultimo triennio).
Un accenno anche alle prove vere e proprie della nuova maturità, avvolte ancora dal mistero. La promessa del ministro dell’Istruzione è di dare, nel giro di poche settimane, indicazioni definitive: “Sto aspettando gli ultimi pareri per procedere, è già tutto pronto”, dice Bussetti. Si sono fatte, ad esempio, mille ipotesi sulla nuova seconda prova. Nel decreto si parla di multidisciplinarietà, ma cosa significa? Che ci possono essere due materie – come latino e greco o matematica e fisica – nello stesso scritto? Il Ministro non conferma né smentisce. Mentre all’orale bisognerà dire definitivamente addio alla tesina, come paventato pochi giorni fa? “Formalmente la tesina non c’è più; ciò non toglie che uno studente possa essere facilitato dalla classica domanda a piacere. Questo dipenderà dalle decisioni della commissione”.
Altro tema caldo è quello dei test d’ingresso all’università: numero chiuso sì o no? Una risposta vitale per i tanti ragazzi che ogni anno tentano di entrare soprattutto a Medicina. Recentemente è circolata la notizia, poi smentita, che vedeva l’abolizione dei quiz già dal 2019. Ma la realtà dei fatti non è così distante: “È una delle nostre priorità – ammette il Ministro - come quella delle borse di specializzazione. Inizieremo con una modifica della struttura dei test, per far emergere ancora di più le predisposizioni a questo tipo di laurea”. Le modifiche sono in cantiere già per le prove del 2019. L’abolizione totale? “Io non sono favorevole al numero chiuso, vorrei dare la possibilità a tutti di accedere a un percorso, per tentare di arrivare in fondo. Ma devo confrontarmi con un sistema che condiziona questo tipo di scelte. Per ora allargheremo progressivamente il numero dei posti, poi vediamo se un giorno riusciremo ad aprire le porte a tutti”.