L’iniziativa, nata nel 2009 da un’idea di Salvatore Giuliano, dirigente scolastico dell'ITIS “Ettore Majorana” di Brindisi, punta a rivoluzionare la didattica in Italia. Il progetto si sostanzia in una rete di docenti che si occupano di redigere in formato cartaceo e digitale i libri di testo scolastici per conto delle scuole. Con un risparmio per le famiglie a dir poco considerevole
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Spendere al massimo 100 euro per comprare tutti i libri di testo di uno studente delle superiori? Un sogno per la stragrande maggioranza delle famiglie, una realtà per quelle che iscrivono i propri figli nelle scuole - ad oggi sono in totale circa un centinaio - che hanno sposato il progetto “Book In Progress”. Senza nemmeno necessità di ricusare la modernità: con soli 2 euro in più per ogni testo, c’è la possibilità di accedere, sul proprio tablet, al suo gemello digitale.
Una vera rivoluzione copernicana che nasce da un'idea di Salvatore Giuliano, preside dell’ITIS ‘Ettore Majorana’ di Brindisi, tra i principali innovatori dell’universo scolastico italiano. E che prende corpo grazie a un nutrito team di docenti che lavorano attivamente all’iniziativa e che sono gli autori di svariati manuali in formato cartaceo e digitale. Dei veri e propri angeli custodi del portafoglio delle famiglie, altrimenti costrette ad una spesa che, secondo Federconsumatori, viaggia mediamente intorno a quota 300 euro. Ma “Book in Progress” oggi è molto di più che un mero strumento di risparmio, come ha sottolineato lo stesso dirigente scolastico del ‘Majorana’ nel corso di un’intervista rilasciata al portale Skuola.net.
Anche quest’anno i libri di testo scolastici sono aumentati di prezzo e molti dirigenti hanno lanciato l’allarme sull’estrema difficoltà nel rispetto dei tetti di spesa imposti dal Ministero. Quanto spenderebbe una famiglia per la dotazione libraria se adottassero testi editi da Book In Progress?
“La dotazione completa per una classe interessata a tutti i volumi non supera normalmente, considerato anche l’aumento dei costi di stampa, i 100 euro per la versione cartacea. Per la versione digitale, non supererebbe i 20 euro. Quindi un testo cartaceo di ‘Book in Progress’ viene a costare mediamente alle famiglie intorno ai 10 euro, mentre quello di un volume in formato digitale, interattivo e multimediale non costa più di 2 euro”.
Ma, nello specifico, cos’è “Book In Progress”? Come nasce, ma soprattutto cosa è diventato? Quante classi adottano i vostri testi?
“Il ‘Book In Progress’ è nato al Majorana di Brindisi nel 2009 e negli anni successivi si è diffuso in sempre più scuole di ogni regione d’Italia. Attualmente sono un centinaio gli istituti che lo utilizzano. All’inizio erano solo dispense, ma poi i volumi hanno pian piano assunto la corposità e la struttura di un materiale didattico di senso compiuto. Nel tempo ci sono state diverse modifiche del concetto stesso del progetto, affidando progressivamente ai docenti la gestione su utilizzo e realizzazione dei contenuti, soprattutto digitali. Perché gli insegnanti hanno un ruolo fondamentale all’interno del ‘Book In Progress’: i materiali didattici sono predisposti dai docenti della Rete, sia online sia tramite incontri fisici, sotto forma di un comitato redazionale nazionale, per avere che possano migliorare significativamente gli apprendimenti”.
Come si riescono a praticare prezzi così competitivi? Come si riesce a pagare chi lavora a questo progetto?
“Il progetto ‘Book In Progress’ non ha finalità di lucro, i costi che sostengono le famiglie sono esattamente pari ai costi che sostengono le scuole che aderiscono. Sia per la realizzazione del materiale cartaceo, sia per la realizzazione dei contenuti digitali. Sono lavori che vengono affidati all’esterno e che peraltro, nella realizzazione di contenuti, prevedono il coinvolgimento di professionisti. I docenti ricevono un incentivo, ma non è paragonabile ad una vera e propria remunerazione”.
“Book in Progress” permette agli studenti di avere, inclusa nel prezzo di copertina del libro, anche la versione digitale del testo. Come si integrano i due strumenti?
“Le istituzioni scolastiche, quindi i docenti e i Consigli di classe, che optano per la versione cartacea hanno anche diritto a fruire della versione digitale. Ci sono molte istituzioni scolastiche - dato che registriamo da un po’ di anni a questa parte - che optano per la sola versione digitale. Il cartaceo e il digitale sono progettati fin dalle prime classi iniziali con criteri differenti perché cerchiamo di rispondere all’esigenza, o meglio di creare un digitale che possa essere organizzato sfruttando le potenzialità della tecnologia. E’ evidente che sul digitale ci mettiamo quello che naturalmente e fisicamente su carta non può andarci: quindi i contenuti digitali, per ovvi motivi, sono arricchiti di tante attività interattive, come test e quiz, audio e video, serious games ecc”.
Book in Progress nasce (anche) come risposta organizzata all’impossibilità di adottare testi autoprodotti. Dal 2013 questo obbligo è caduto. Perché allora le scuole non cercano di calmierare la spesa delle famiglie con materiale didattico sostitutivo?
“L’obbligatorietà dell’adozione dei libri di testo, se andiamo a leggere bene la normativa, non c’è mai stata. Poi con l’intervento legislativo del 2013 si è sottolineata la possibilità da parte delle istituzioni scolastiche di adottare materiali autoprodotti. Perché allora le scuole non cercano di calmierare la spesa delle famiglie con testi autoprodotti? E’ evidente che occorre che i docenti si mettano a lavorare per la produzione di questi contenuti. Se, magari, ci fosse un incentivo sicuramente potrebbe essere un risultato più facilmente ottenibile. Non è un lavoro banale, ma soprattutto - e mi riferisco alla nostra esperienza - l’obiettivo non è quello di creare il miglior contenuto possibile, ma attraverso la filosofia del ‘Book In Progress’ - cioè creare materiale anche con il coinvolgimento degli studenti - di arrivare al risultato che a mio avviso è ancora più importante: cambiare la metodologia didattica. Che poi, come valore aggiunto, ha sicuramente anche quello di far risparmiare”.
Più in generale, cosa si dovrebbe fare per ridurre il costo dei libri scolastici a carico delle famiglie? Cosa non funziona nel sistema attuale?
“Purtroppo il problema del caro libri è sempre, anno dopo anno, attenzionato dai media, dalle famiglie, dalla stampa. A mio avviso, però, non è solo una questione di soldi, perché se le cose restano così come sono, allora è chiaro che la risposta può essere solo quella di intervenire con finanziamenti pubblici che peraltro già ci sono, magari incrementandoli. Ma io vado oltre, a me interessa anche l’apprendimento degli studenti. Si dovrebbero utilizzare con maggiore contezza le opportunità che oggi vengono fornite dalle tecnologie, il fatto di avere accesso al web; se ciò accadesse, ritengo che si potrebbe non solo risolvere il problema del caro libri ma si potrebbe intervenire ancora di più sull’obiettivo principale, cioè migliorare gli apprendimenti degli studenti. Fino a 15 anni fa, l’unico strumento era il libro di testo. Oggi il libro di testo è uno degli strumenti. Ma molto spesso rimane ancora l’unico strumento, anche se le cose stanno cambiando. Non è una questione di vezzo tecnologico, è il mondo che è cambiato e che cambia sempre più velocemente: noi non possiamo far finta che questo cambiamento non ci sia stato. Il mio obiettivo è quello di cogliere questa diversità e farla diventare opportunità, non per un ‘inno’ alla tecnologia ma per un problema molto più importante: rispondere significativamente ai cambiamenti delle modalità di apprendimento e socializzazione dei nostri studenti”.